scritto da luoghisingolari.net
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categoria: arte come esperienza urbana
tags: Produzione Dello Spazio
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tags: Produzione Dello Spazio
Questo post, la quarta parte del saggio "La produzione dello spazio immaginario" scritto nel 2005, era in origine un "intermezzo" diviso in due capitoli che precedevano quelli sulla metodologia artistica dello scultore galiziano Nito Contreras. Il primo si soffermava sulle anticipazioni della critica dell'arte negli ...
33 tesi contro la geografia, senza scendere a compromessi con le teorie sulla "fine della geografia" o con le diverse critiche della geografia assimilabili all'ordine delle geografie critiche radicali, marxiste, anarchiche o postmoderniste, per rendere evidente come una disciplina così apparentemente innocua e senza ...
Questo post è la seconda parte del saggio "Il quadrato semiotico degli ordinamenti spaziali". Eravamo partiti considerando il quadrato semiotico come un tool utile per trovare relazioni logiche tra i concetti che si desiderano utilizzare non auto-evidenti e contro-intuitive, inoltre abbiamo dimostrato come il suo ...
Il saggio che segue va considerato una linea di sviluppo di alcune considerazioni contenute nel libro di Paola Viganò “I territori dell’urbanistica” (Officina, 2010), in particolare la prima parte “Territori concettuali”, e della discussione che si è tenuta alla Scuola di Dottorato in Urbanistica dello ...
Per gli antropologi tradizionalisti lo spazio diverrebbe reale solo dal momento in cui viene consacrato, sarebbe il sacro a redere i luoghi reali e quindi abitabili, dal punto di vista qui presentato le cose stanno del tutto diversamente: è il sacro che diventa "reale" perché ...
Se la funzione più arcaica dell'opera d'arte non fosse stata quella cultuale e rituale, ma quella ludica, ricreativa e della cura del sé, se l'aura non avesse mai avuto natura magico-religiosa ma fosse un prodotto squisitamente sociale e relazionale, se il sacro non precedesse il ...
Quando dissi a Edward Soja che la trialettica poteva essere un tool utile per uscire da certe rigidità concettuali del postmodernismo, egli mi rispose "non si può essere contro qualcosa come la postmodernità". Io gli domandai: "Si riferisce al lavoro di Terry Eagleton?", lui annuì ...