***Della miseria dell'ambiente BDSM***
DELLA MISERIA DELL’AMBIENTE BDSM,
CONSIDERATA NEI SUOI ASPETTI ECONOMICO, POLITICO, PSICOLOGICO, SESSUALE E SPECIALMENTE INTELLETTUALE E DI ALCUNI MEZZI PER PORVI RIMEDIO.
Associazione Psicogeografica Romana e The Woman in Red.
***
Rendere la vergogna ancora più vergognosa denunciandola pubblicamente.
I desire (your attention)
It's all false love and affection
You don't like me you just want the attention
I'm not your toy
This isn't another girl meets boy
(I’m not your toy, La Roux)
1. Si può affermare senza paura di sbagliare che in Italia chi pratica bdsm apertamente o clandestinamente o in privato è, dopo i carcerieri e i boia, l’essere più universalmente, segretamente e sessualmente anelato da uomini e donne. Le ragioni per cui è anelato sono spesso opache del tutto anche a loro stess* e non c’è psicoanalisi che tenga, si tratta infatti del frutto generalizzato dell’ideologia dominante e, non in realtà, di un vizio privato. Le ragioni per cui è effettivamente anelato dal punto di vista della critica rivoluzionaria sono represse e inconfessate. Gli impostori dell’amore sapranno però riconoscersi in questa breve dissertazione. Essi capovolgono questo anelito fin troppo reale in un’ammirazione mai ammessa del tutto nemmeno all’estrema sinistra in una compiacenza vergognosa verso il potere, il denaro, la sessualità della classe borghese: così anche le intellettuali del movimento femminista finiscono per andare in deliquio e capitolano miseramente davanti alla pretesa del maschio Padre/Padrone quando si tratta di poter fottere. Inutile sarà ribaltare la situazione politicamente, il personale è politico e non si scappa dalla loro più grande scoperta. Lo stesso movimento LGBTQI+ si contende gelosamente l’appoggio “morale e materiale” di chi pratica bdsm. Noi indicheremo le reali ragioni di questo interesse di tutt* per il mondo bdsm, vissuto apertamente, clandestinamente o in privato. Mostreremo come esse partecipino e siano coinvolte in modo davvero immorale, alimentandola, alla realtà dominante e più laida del neoliberismo e le denunceremo una a una: il processo di liberazione della sessualità e di avvicinamento alla terza rivoluzione sessuale passa necessariamente per la strada della critica delle pratiche bdsm.
DELLA MISERIA DELL’AMBIENTE BDSM,
CONSIDERATA NEI SUOI ASPETTI ECONOMICO, POLITICO, PSICOLOGICO, SESSUALE E SPECIALMENTE INTELLETTUALE E DI ALCUNI MEZZI PER PORVI RIMEDIO.
Associazione Psicogeografica Romana e The Woman in Red.
***
Rendere la vergogna ancora più vergognosa denunciandola pubblicamente.
I desire (your attention)
It’s all false love and affection
You don’t like me you just want the attention
I’m not your toy
This isn’t another girl meets boy
(I’m not your toy, La Roux)
1. Si può affermare senza paura di sbagliare che in Italia chi pratica bdsm apertamente o clandestinamente o in privato è, dopo i carcerieri e i boia, l’essere più universalmente, segretamente e sessualmente anelato da uomini e donne. Le ragioni per cui è anelato sono spesso opache del tutto anche a loro stess* e non c’è psicoanalisi che tenga, si tratta infatti del frutto generalizzato dell’ideologia dominante e, non in realtà, di un vizio privato. Le ragioni per cui è effettivamente anelato dal punto di vista della critica rivoluzionaria sono represse e inconfessate. Gli impostori dell’amore sapranno però riconoscersi in questa breve dissertazione. Essi capovolgono questo anelito fin troppo reale in un’ammirazione mai ammessa del tutto nemmeno all’estrema sinistra in una compiacenza vergognosa verso il potere, il denaro, la sessualità della classe borghese: così anche le intellettuali del movimento femminista finiscono per andare in deliquio e capitolano miseramente davanti alla pretesa del maschio Padre/Padrone quando si tratta di poter fottere. Inutile sarà ribaltare la situazione politicamente, il personale è politico e non si scappa dalla loro più grande scoperta. Lo stesso movimento LGBTQI+ si contende gelosamente l’appoggio “morale e materiale” di chi pratica bdsm. Noi indicheremo le reali ragioni di questo interesse di tutt* per il mondo bdsm, vissuto apertamente, clandestinamente o in privato. Mostreremo come esse partecipino e siano coinvolte in modo davvero immorale, alimentandola, alla realtà dominante e più laida del neoliberismo e le denunceremo una a una: il processo di liberazione della sessualità e di avvicinamento alla terza rivoluzione sessuale passa necessariamente per la strada della critica delle pratiche bdsm.
Stuck with you
Spezzami le ossa
non darmi tenerezza
L’amore non mi basta
(Guardami negli occhi, Nada)
2. Tutti i trattati e i manuali finora scritti sulle pratiche bdsm hanno affrontato la sessualità violenta, perché di questo si tratta, in ogni dettaglio e in modo maniacale, codificando, classificando, regolamentando, ma hanno tralasciato l’essenziale. Non superano mai il punto di vista del corpo parzializzato e fatto a pezzi (è tutto un mattatoio in cui del corpo del porco o della troia macellat* non si butta via niente, nemmeno la merda) e restano quindi fondamentalmente privi della capacità di guardare agli uomini e alle donne nella loro interezza e nel rispetto loro dovuto. Commettono quella che Fourier chiamava una leggerezza metodologica “considerando solo le questioni elementari” scendendo nel ridicolo dettaglio che nomina la passione, senza considerare mai la prospettiva unitaria del corpo e della psiche. Il feticismo del corpo parzializzato maschera la categoria essenziale e le parti fanno dimenticare la sua totalità a tutto discapito della guerra di classe, delle lotte femministe e LGBTQI+. Tutto si dice delle pratiche bdsm, salvo quello che effettivamente esse sono: non veleno contro il nemico borghese ma imitazione della tortura e della violenza più bieche dei servi dei servi del potere. Chi pratica il bdsm allo scoperto, clandestinamente o in privato d’altronde resta disarmato di fronte alle pochissime verità che Hollywood è riuscito a dimostrare, in quanto nessun* piange davvero alle prime cinque cinghiate, tutt* ne vogliono ancora, perché il corpo non è più in grado di sentire una carezza e l’affettività sta sulla pelle ma non arriva più alla vita spirituale. Nonostante la loro buona volontà questi film ricadono nella morale di chi ha dovuto giustificare delle pratiche che ormai dilagavano e che non era più possibile arginare con la psichiatria nelle parafilie. Chi pratica bdsm ha il lasciapassare del comportamento atipico che ormai ha offerto Hollywood, tuttavia poi approfitta della situazione di degrado generale per ambire a qualcosa di altro che alla passione tra individui liberi: incatenarsi attraverso il potere e la pena nell’impossibilità di farlo davvero con fragranza e amore. Le corde come colla legano gli amanti e non i loro fiorellini apparenti. Non l’amore. C’è da dire che quello che gli anarchici hanno sempre saputo è una verità inoppugnabile? Che nella vita non si può essere né padron* né schiav*?
Strange Love
Oh what’s going through you
Why do you stay
Sacrifice your identity
Strange love, strange ways
Oh, dangerous games
(Enjoy the pain, Pink Industry)
3. Il neoliberismo concede a tutt* una libertà che si disvela in tutta la sua doppiezza nel momento in cui ciascun* per ottenerne davvero i suoi pochi e precari benefici è costretto a ricorrere, per assorbirne i traumi, a una sorta di feroce e umiliante “violenza orizzontale”. Gli individui preferiscono ferirsi tra loro e divenire infami verso chi sta accanto loro piuttosto che ferire i/le padron* reali e indirizzare l’infamia proletaria contro chi fa male loro davvero. Imitare i/le padron* e godere nel reificare l’amante e raccontarsi che la coppia attaccata con lo sputo si stia innalzando al di sopra degli altri uomini e donne in tutta la loro fragilità, considerandol* pecore a disposizione dei propri capricci, usi e abusi mentre non si è che le pecore - nere - più frustrate è la condizione generale della vittoria del neoliberismo contemporaneo. Esso impone a tutti, i/le padron* e gli/le schav* nel bdsm, questa estrema passività generalizzata che diventa peraltro aggressività verso l’amante in ogni caso e che tante volte per incapacità di mettere dei limiti di entrata e uscita tra la sessualità e la vita quotidiana finisce in violenza di genere, psicologica o no, più che in altri contesti di amore. Questi amori tenuti assieme con le spille nella carne fanno parte ormai degli affari che interessano con tanta tanta curiosità lo Stato e il mondo amministrato che ne studia il tristissimo comportamento così come se si trattasse di ratti in laboratorio. Chi pratica bdsm ha, quindi, acquisito un ruolo di cavia strategica e di elemento positivo e conservatore nel funzionamento del sistema capitalista. Quello dell’ambiente bdsm è soltanto uno sciocco rituale sempliciotto, teatrino o giochetto che riproduce tutte le caratteristiche su scala molecolare di ciò che avviene su scala molare, coloro che fanno i/le padron* o gli/le schiav* su scala molecolare non fanno che inghiottire tutta la piscia avvelenata dei/delle loro padron* reali proveniente dall’alto e la buttano giù come se fosse nettare divino che alchemicamente potesse mutare la loro vita in un eguale impero del male o dittatura di cui si è a un livello miseramente o comicamente immaginario al comando o in cui si è, come dei/delle kapò, nelle grazie del suo comando. Chiunque sia sufficientemente avvertit* sa benissimo dall’aria di fogna che si respira in tale ambiente, nel privato, nei festini come nei locali, del degrado umano di cui godono questi individui “gaudenti” - si fa di necessità vizio d’altronde e non c’era altra scelta in realtà fin dall’inizio - e del luogo dove veramente si trovino: una cloaca spirituale.
Fukk Sleep
Questo mondo è freddo, è un igloo
Ma ho comprato un Canada Goose
Il mio cuore è bulletproof
Ehi, tranne se a spararmi sei tu
(BUMBUM, Ketama126)
4. Il neoliberismo impone alla maggior parte di chi pratica bdsm ancora verso i quaranta anni e più di età la condizione di precari (nei quali includiamo anche i lavoratori autonomi che fanno fatica ad alzare uno stipendio dignitoso) e di lavoratori subordinati. Dinnanzi al carattere miserabile di questa condizione di vita che non lo “giustifica” della sua vergognosa condotta verso la sessualità, chi pratica bdsm preferisce volgersi alla propria situazione redendola ancora più sofferente e sfruttata attraverso l’illusione di avere in pugno un potere che non si avrà mai proprio per via di queste premesse irragionevoli. È una compensazione. Troppo ridicola e ovvia perché possa reggere davvero. Chi pratica bdsm non si salverà dalla mediocrità inevitabile di cui fa parte come tutti nel momento in cui diserta la guerra di classe e ha scelto il martirio della carne come riscatto sociale facendo il gioco degli/delle stupratori/trici seriali lasciat* liber* di agire proprio per conto del potere nazi-fascista a difesa dello Stato e del capitalismo. Allora chi pratica bdsm si rifugia in un presente irrealmente vissuto, si crede magari anche di estrema sinistra, ma la manina tesa è sempre dietro l’angolo. Simile allo stoico messo all’angolino della vita, egli/ella si crede tanto più libero e superiore al prossimo, sia in quanto padron* sia in quanto schiav*, quanto più strettamente lo legano le catene al potere nazi-fascista, un potere da cani da guardia a sua volta subordinato al potere reale del neoliberismo. Come la sua nuova famiglia, il potere nazi-fascista di cui sente tutta la seduzione erotica come un/una idiota, si considera l’essere sociale più superiore mentre dipende ancora per molti aspetti direttamente e congiuntamente dai due sistemi più potenti dell’autorità sociale: il denaro e lo stato. E’ la loro puttana (uomo o donna) falsamente ribelle ma ancora tanto educata e riconoscente in fondo. Seguendo la stessa logica della puttana piagnona o simulatrice, partecipa a tutti i valori e tutte le mistificazioni del sistema pur di ottenere un minimo livello di vita a imitazione della piccola borghesia e le concentra tutte in sé, riempendosi lo spirito di inutili rogne. I valori e le illusioni che fanno l’orgoglio del suo ambiente chiuso sono già condannate come illusioni approfittabili dalla classe borghese, da lungo tempo ridicolizzate dalla storia di coloro che hanno combattuto davvero per la libertà dell’umanità. Poiché chi pratica bdsm raccoglie talvolta qualche briciola del potere inferiore fascista è ancora contento di tenersene per sé il fantasma. Troppo tardi. La pratica bdsm è troppo macchinosa e schematica ed é così profondamente degradante (rispetto al vecchio livello dell’erotismo tutta potenza, risate, eleganza e fragranza) perché le forze dominanti, cioè il sistema economico, esigono una schematizzazione della psiche di tutt* in modo da renderl* inoffensiv* e incapac* di pensare. Che quella bdsm sia diventata una pratica in un certo senso istituzionale che deve tenere in uno stato di ignoranza sulle reali ragioni dello spirito, che lo spirito di tutti si vada decomponendo come il corpo a mo’ di cadavere al ritmo della produzione in serie di padron* e schiav* tutti uguali, che tutt* quest* padron* e schiav* uguali siano degli imbecilli, la maggior parte dei quali susciterebbe le risa di scherno di qualsiasi reale uomo o donna potente, chi pratica bdsm lo intuisce benissimo, ma non lo ammette a sé stesso e continua a non ascoltare irrispettosamente la sua voce della coscienza, con la volontà di perdere ogni spirito critico verso ciò che lo rende un essere inferiore a vita per meglio piombare nell’abisso mistico della sua superiorità immaginaria.
Dirty
We need a war to show ‘em
We need a war to show ‘em that we can
We need a war to show ‘em that we can do it
Whenever we say we need a war
(We need a war, Fischerspooner)
5. Con la crisi della sessualità e la sua esasperante parcellizzazione, aspetto di un piano più generale del neoliberismo, non si poteva che arrivare allo scontro più o meno sotterraneo, più o meno aperto, tra tutte le identità di genere fin qui riconosciute dal movimento LGBTQI+. Tuttavia questa estrema parcellizzazione non ha affatto risolto le difficoltà nel trovare una qualsiasi reale stabilità nell’amore e piuttosto lo ha trasformato più di quanto non fosse prima in un campo di guerra in cui si vince o si perde. Tutt* impegnano inutilmente il loro tempo in questa guerra che fa impazzire di gioia i/le padron* real* che a questo modo si ritrovano senza un avversario che li/le sfidi sul loro terreno: lo sfruttamento della vita in tutti i suoi aspetti, anche ovviamente quello sessuale. Le conquiste della seconda rivoluzione sessuale si banalizzano nel momento in cui scompaiono gli ardori anarchici feroci, senza scrupoli e pieni di tenerezza a un tempo che l’avevano appiccata. Con il dilagare del bdsm quella rivoluzione è marcita in fretta ed è stato possibile per tutt* considerarsi padron* o schiav* nell’epoca della servitù volontaria generalizzata. I/le padron* bdsm lavorano gratis a riempire di botte e calci nel culo su richiesta gli/le schiav* di modo che non debbano più farlo i padroni reali, mentre gli/le schiav* bdsm lavorano gratis a prendersi le mazzate dai/dalle padron* per innalzare dei/delle pover* imbelli mentecatt* di modo che la vita associata ora appaia, per via di questa mistificazione immonda, non più divisa tra i pochi borghesi che comandano e il 99% dell’umanità che obbedisce, ma tagliata orizzontalmente in quel 99% tra idioti che le danno e idioti che le prendono. Tuttavia, sono ridicoli anche i/le pochissim* ver* nostalgici/che dell’amore della prima e seconda rivoluzione sessuale, amareggiat* per aver perduto la loro precedente influenza sull’amore di uomini e donne dallo spirito troppo sereticcio per prenderl* in seria considerazione. Questi/queste nostalgici/che oppongono i loro arcaismi romantici e i loro slanci così naive, cui non crede proprio più nessuno, alla decomposizione dilagante del corpo sociale. Continuano imperturbabil* a spacciare quella che ormai è solo una nicchia sessuale che li porterà presto a una situazione di castità simile a quella dei preti o delle suore, a individui talmente corrotti dentro che non sapranno che farsene del loro amore senza mordente. Più scaltr* e angelic* e perciò più pericolos* sono coloro che si presentano con questi arcaismi dell’amore e con la scusa di un caffé o di una pisciata nei bagni privati aperti al pubblico colpiscono o si fanno colpire in segreto perché sado o maso fa tanto in, partecipando a questo gioco al massacro senz’altro più vigliaccamente di chi lo fa apertamente.
La danza delle streghe
These chains you bound around my heart complete me, baby
I would not be free
(These Chains, Hot Chip)
6. Coloro che praticano bdsm in privato o clandestinamente hanno tutta la nostra commiserazione e compassione. Questi uomini o donne, infatti, muoiono dentro e si vergognano a tal punto in caso il loro segreto di pulcinella passasse di bocca in bocca perché devono negare a oltranza pubblicamente ciò che più di ogni altra cosa accende loro passioni e ardori. Questa situazione di “doppio legame” ferisce a morte loro stessi e i malcapitati nella loro rete, non possono così mai davvero accedere all’amore vero, perché l’unico modo per trovarlo sarebbe proprio nel riconoscimento sociale e in una sorta di outing su tali passioni e ardori che non si possono nascondere per sempre senza vivere tresche “tira e molla” tutta la vita o rifugiarsi in una coppia di copertura strumentale con un allocco innamorato dove vivere un amoruccio frustrato per meglio vivere in continuazione avventure sessuali di straforo. Quanto a chi lo pratica apertamente o pubblicamente e non fa mistero delle proprie passioni e ardori rischia soltanto la stanca ripetizione programmata di “pratiche” codificate e classificate, sempre più prive di fantasia erotica perché attinte dal thesaurus dell’immaginario bdsm più convenzionale, che giorno dopo giorno fa esaurire l’amore vero nel déja vù o nell’aggressività più scomposta. I locali bdsm, adorni di strumenti di tortura anacronistici e noiosi e pieni di “praticanti” dal chiodo fisso e identitari – non è difficile ascoltare discorsi pieni di schematismi ideologici per cui o si è padron* o si è schiav* nella vita senza vie di mezzo come se l’identità non fosse fluida o non attraversasse momenti in cui possa capitare di deviare dal proprio centro di gravità sessuale - si sono trasformati da dispensatori di erotismo bdsm e carne facile (sì è facile reperirne nei locali bdsm), ma sono sempre in qualche modo al servizio della mercificazione della carne, sono piccole industrie di produzione accelerata di violenza per conto terzi, dei/delle padroni borghesi che si fanno grasse risate di tutto questo proletariato così distratto dal farsi del male da solo per poi ogni tanto fare qualche scappatella, scendere tra le canaglie e partecipare, mescolandosi per un attimo a quest’aria di fogna, per sfogare la loro malvagità così reale su questi “illici” da rovinare e far piangere il mondo intero. Lungi dal contestare a chi pratica il bdsm apertamente la propria scelta definitiva nella vita sessuale, abbiamo soltanto da dir loro che si subordinano direttamente, senz’altro non come cavie come chi lo fa in privato o clandestinamente, in quanto uno degli ambiti che sperimenta ancora in maniera relativamente autonoma il segreto più intimo del potere e della prostituzione alle esigenze del sistema capitalistico. La poesia della passione vissuta con verità ad ogni modo può salvarli in qualsiasi momento dal dover pagare della propria scelta radicale. I nostri praticanti in privato o in clandestinità, al contrario, mostrando disprezzo contro l’oscenità e la volgarità di questi ambienti che hanno scelto di essere bdsm alla luce del sole, essendo la maggior parte di chi pratica bdsm, partecipano tuttavia alla realizzazione della miseria del suo ambiente più di quanto non facciano chi lo frequenta senza vergogna alcuna. Chi pratica il bdsm in privato o clandestinamente sono la garanzia della vittoria del neoliberismo sull’umanità e sulle ultime possibilità di toglierle la vera libertà per sempre. Ancora una volta: né serv* né padron*. Il sistema neoliberista e questi suoi imprevedibili servitori contemporanei che durante la seconda guerra mondiale nemmeno un Bataille - eppure era stato avvertito - avrebbe potuto immaginare rovesciassero la sua sublime teoria del dispendio come forma ultima della guerra di classe in uno strumento dell’abuso più o meno consensuale reciproco che lavora alla tenuta del capitale, non avranno la meglio. Una terza rivoluzione sessuale ecco la strada che ci aspetta oltre il bdsm più convenzionale. Il neoliberismo e il suo sfruttamento delle passioni più ardenti con la scusa della libertà di non essere liberi ecco il nemico da combattere.