***LA DITTATURA DELLE PROLETARIE*** glossa III alle parti III e IV
LA DITTATURA DELLE PROLETARIE
glossa III alle parti III e IV - ovvero del feticismo delle merci dal punto di vista della prole.
Abbiamo ricevuto critiche da alcune proletarie madri per cui avremmo annunciato un’elaborazione della teoria del feticismo delle merci dal punto di vista della prole, bimb* e adelescent*, e non solo delle proletarie adulte che poi avremmo condotto solo in alcuni insufficienti passaggi. Avremmo troppo insistito sull’ESTERIORITA’ delle nuove e future generazioni al capitalismo patriarcale fino a considerarle giustamente L’AVANGUARDIA DELLA DITTATURA DELLE PROLETARIE, ma poco tuttavia sul rapporto tra prole e merci. Ad esempio una proletaria madre scrive: “Avrei voluto una maggiore attenzione sulla caratterizzazione di genere delle merci, soprattutto dei vestiti e giocattoli, destinati ai nostri bimb*/adolescent*. I Soviet dovrebbe abolirla per favorire, oltre al riciclo, una libertà di scelta e di apparire che sia fuori dagli schemi del Patriarcato”.
Abbiamo visto che l’immensa riserva di tempo libero dei bimb* e degli adolescent* non è tempo di non lavoro, in quanto non è opponibile al tempo di lavoro, ma è il tempo del gioco e della festa opponibile al tempo dell’apprendimento normativo e organizzato. Se abbiamo sufficientemente criticato il secondo e abbiamo disvelato come sia, tuttavia, nel primo che avviene il reale apprendimento delle regole e gerarchie del patriarcato, in quanto questo fornisce i mezzi per la sua SIMULAZIONE CONTINUA non abbiamo spiegato sufficientemente come questo processo di simulazione avviene. Innanzi tutto il capitalismo patriarcale si presenta innanzi alla prole esclusivamente come mondo delle merci “naturale”, differentemente dal modo in cui si presenta innanzi alle femmine proletarie, ovvero come una “seconda natura”. Il motivo è che la prole essendo merce-in-potenza, non essendo merce, non essendo entrata ancora nella compravendita delle merci, è completamente esteriore al tempo di lavoro e di non lavoro e quindi è dentro il capitale patriarcale solo nel momento della circolazione. Si potrebbe dire che anche i bimb* e gli adolescent* in quanto giocano e giocando SIMULANO il patriarcato, fanno un lavoro di simulazione che ne riproduce l’ordine e lo innova creandone il dinamismo e rafforzandolo. Alcune teorie rivoluzionarie e psicanalitiche sostengono che la prole, in effetti, lavori e addirittura sia completamente interna ai processi di valorizzazione del capitale patriarcale. Tuttavia il FUNNY SOVIET afferma contro queste interessanti eterodossie la propria: non ammette che vi sia valorizzazione della forza lavoro fuori dal sistema di domanda e di offerta del mercato del lavoro, quindi non considera in alcun modo la simulazione delle regole e delle gerarchie del patriarcato attraverso il gioco dei bimb* e degli adolescent* come una forma di lavoro di simulazione. Il motivo principale è che il gioco e la festa non si riducono alla simulazione in quanto riproduzione e innovazione delle regole del patriarcato ma costituiscono anche un momento fondamentale di rottura degli schemi patriarcali e della loro continua messa in crisi. Vi è dunque una dialettica radicale tra la soggettività irriducibile dei bimb* e degli adolescent* e il tentativo di contenerla e arginarla nel suo sviluppo biologico fornendole i mezzi per i suoi giochi di modo che ne convoglino l’immensa capacità di invenzione in simulazione del patriarcato spessissimo fallisce. Trattandosi di arginamento e contenimento da parte del patriarcato, non vi è un lavoro da parte dei bimb* e degli adolescent*, vi è una soggettività la cui autodeterminazione, al contrario, è implacabile e che, piuttosto, elabora continuamente se stessa in modalità anti-patriarcali, in modalità che il patriarcato può poi solo correggere, indirizzare, rettificare secondo i suoi obbiettivi, attraverso processi di ri-soggettivizzazione. Ora ci si potrebbe chiedere: da dove viene questa soggettività irriducibile? Cosa è se, come vedremo rifiutiamo una formazione del genere sia a partire da un’essenza sia come costruzione performativa. Noi riteniamo che la prole alla nascita non sia una “tabula rasa”, ma un insieme finito di possibilità e tuttavia infinito per ciascuna individualità che nasce, che la formazione del genere avvenga fin dalla nascita nel conflitto tra processi di soggettivizzazione e autodeterminazione, solamente che tali processi nei primi anni di vita sono imprevedibili e vi è nella prole una sorta di perversione di fondo nel recepirli, tanto da autodeterminarsi da subito secondo modalità non immaginabili dal patriarcato. In questa sorta di aberrazione iniziale o se si vuole in questo “klinamen” dei primi anni di vita si forma una soggettività imprevista irriducibile che corrisponde a una forma di autodeterminazione spontanea difficilmente poi recuperabile e reindirizzabile. Questo avviene in tutte le generazioni, ma nelle nuove e nelle future, per ragioni storicamente determinate, poiché entrano nel mercato del lavoro sempre più tardivamente, poiché anche dopo l’adolescenza continuano spesso a costituire prole adulta anche fino al quarantesimo anno di età se non oltre, tale aberrazione si prolunga nel tempo oltre l’adolescenza. Per questo motivo abbiamo scritto per i rapporti sociali giovanili e di tutta la prole che ancora non è diventata proletariato di MONDI AUTODETERMINATI. Dunque, il lavoro di simulazione si scontra con questa soggettività irriducibile della prole minorenne. Anche se essa non è dentro processi di produzione veri e propri ma solo dentro processi simulativi di produzione, è tuttavia REALMENTE dentro i processi di circolazione delle merci ed è qui che occorre andare a vedere cosa accade. E andando a vedere fino in fondo ai processi di circolazione delle merci per la prole entriamo davvero nel merito delle critiche ricevute dalle proletarie madri. Il lavoro combinato del proletariato, autonomizzatosi da esso, si presenta dinnanzi alla prole come il proprio mondo “naturale”, autonomizzandosi dinnanzi ad essa due volte: una volta in quanto “seconda natura” e potenza seduttiva e di fascinazione per il proletariato, in quanto mondo degli adulti, una seconda volta in quanto “prima natura” e mondo tout court dove trovare il proprio stesso mondo dell’infanzia. Autonomizzazione dell’autonomizzazione dl prodotto combinato del lavoro del proletariato. Ovvero, detto altrimenti: ciò che appare come seconda natura agli adulti, appare come prima natura alla prole, ma come si sarà compreso, ripetiamo, si tratta sempre dello stesso risultato dei rapporti di forza e dei rapporti produttivi sotto il comando del capitale patriarcale. Questa prima natura rappresenta il mondo feticistico della prole in cui le merci si mostrano come oggetti del tutto “naturali”, un mondo che fa parte fin dall’inizio della sua vita. La prole nasce, fa i primi passi, si autodetermina spontaneamente circondata solo ed esclusivamente da un mondo di merci. Tutto ciò che la avvolge, anche affettivamente, è il risultato dei rapporti di produzione e ormai chiunque sia sufficientemente avveduto può ben vedere che anche ciò che ci ostiniamo a chiamare ancora “NATURA”, ovvero la biosfera, non è che essa stessa ormai un prodotto dell’Homo Sapiens. Molti chiamano questa epoca ANTROPOCENE, noi preferiamo non parlare di ere, ma di condizioni, quello che ci interessa è il passaggio dalla biosfera all’ANTROPOSFERA. Dunque, la prole è pervasa ovunque dal prodotto dell’Homo Sapiens sia che si tratti della sfera cosciente costruita dal proletariato sia che si tratti della biosfera divenuta ANTROPOSFERA. A questo punto è affrontabile in modo più comprensibile il tentativo di utilizzare il mondo delle merci per condizionare la formazione delle nuove e future generazioni FORMALMENTE DOMINATE dal CAPITALE PATRIARCALE. Tale mondo delle merci, “naturale”, prodotto dal proletariato, per la prole esisterà anche dopo la fine del capitale patriarcale e l’autonegazione del proletariato in quanto tale, poiché anche automatizzando tutta la produzione, questa si presenterebbe in ogni caso come il nostro ambiente d’elezione. Il feticismo non scomparirebbe dunque. Esso è costitutivo dei rapporti sociali non solo sotto il comando del capitale, ma di tutti rapporti sociali che producono l’ambiente in sui si vive o che lo producono, per procura, attraverso macchine o robot. La differenza sta in questo: nella merce, prodotto realizzato sotto il comando del capitale patriarcale è incorporata l’ideologia di questo, mentre nella produzione sotto il comando delle proletarie (fino alla loro autonegazione) sarà incorporata non un’idea, ma direttamente un contesto di libertà assoluto che farà posto non solo a tutte le differenze di genere immaginabili ma anche agli unici. Poiché nelle merci è incorporata l’ideologia del patriarcato si potrebbe pensare ancora che non vi sia scampo, invece non solo la soggettivizzazione fin dalla nascita va per così dire fuori bersaglio, ma l’uso nel tempo del gioco e della festa dei bimb* e degli adolescent* le devia, attraverso le dinamiche stesse del gioco e della festa, dalla loro destinazione d’uso pensata fin dall’inizio dal patriarcato. E’ il processo di innovazione costituivo stesso delle generazioni che vengono al mondo e che può ricadere dalla parte del patriarcato come suo dinamismo o dalla parte dell’autodeterminazione e della DITTATURA DELLE PROLETARIE come suggerimenti, indicazioni, spunti e ispirazioni per il nostro programma futuro. Per tale ragione consideriamo la prole come L’AVANGUARDIA DELLE FEMMINE PROLETARIE. Per limitare al massimo l’ideologia della destinazione biologica dei generi imposta dal patriarcato e incorporata in merci come abbigliamento, giocattoli, film, cartoon, fiction, videogiochi, libri, musica, riviste, siti e social per bimb* e adolescent*, per evitare che il mondo dell’infanzia sia controllato dal patriarcato essendo essa immersa completamente nella circolazione delle merci prodotte dal lavoro combinato degli adulti, sarà necessario un lavoro di contro-soggettivizzazione. Il ruolo di soggettivizzatori dei genitori e, in particolare, della proletarie madri è inevitabile finché la loro cura non sarà demandata, laddove si vorrà, a SOVIET pensati appositamente. Dunque il lavoro di cura deve prevedere e includere un processo di selezione delle merci in base al grado di ideologia patriarcale incorporata in esse, per SCEGLIERE IN MODO ARMONICO CON LA PROLE quelle dallo statuto patriarcale più debole o, laddove vi siano, prodotti realizzati o riciclati (decostruendone la forma-merce) dal MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO se non dalla stessa DITTATURA DELLE PROLETARIE.