***LA DITTATURA DELLE PROLETARIE*** glosse alle parti III e IV
LA DITTATURA DELLE PROLETARIE
Glosse alle parti III e IV
Abbiamo ricevuto da più parti delle considerazioni sulle parti III e IV per cui avremmo dovuto tenere in maggiore considerazione che la prole da una parte si autonomizza sempre più tardivamente aumentando il tempo di lavoro di cura, dall’altra che aumenta il tempo in cui si realizza la sua entrata in quanto forza lavoro nella compravendita delle merci. Inoltre non avremmo tenuto in conto del feticismo delle merci dal punto di vista della prole e avremmo sì spiegato come da un punto di vista femminista il feticismo delle merci disveli la feroce violenza sul corpo delle femmine proletarie ma non quella oscena e vergognosa sulla prole minorenne stessa. Facciamo nostre queste preziosissime, difficili e sensibili considerazioni e le svilupperemo ulteriormente in due glosse.
GLOSSA I
È divenuto ormai chiaro che il precariato è superato e non sia più IL problema ma LA soluzione. Il capitalismo patriarcale ha imposto alle generazioni future tale soluzione perché il mercato del lavoro non vada in scompenso, per aumentare il suo potere di soggettivizzazione su di esse e limitare e arginare i loro processi di AUTODETERMINAZIONE che ovunque dilagano e che sfuggono completamente a qualsiasi sistema di codici conosciuti nel Novecento. Si tratta per il capitalismo patriarcale di REPRIMERE con la violenza PSICOLOGICA PRIMA CHE FISICA un mondo, i suoi linguaggi e suoi esiti che non comprende e non può comprendere affatto. Essendo tale mondo, tali linguaggi e suoi esiti fuori dalla propria portata può dominarli esclusivamente con una forma di contenimento e arginamento psicologico per evitarne la prosperità, la diffusione e l’estensione. Ciò che non si comprende dall’interno lo si può dominare solo dall’esterno, in questo senso le nuove generazioni hanno un vantaggio, per loro si profila LA FINE DELLA SUSSUZIONE REALE DEL CAPITALE PATRIARCALE e IL RITORNO ALLA SUSSUNZIONE FORMALE DEL CAPITALE PATRIARCALE. Mentre le generazioni precedenti sono state dominate realmente, in quanto il loro tempo di autonomizzazione in quanto prole a carico delle femmine proletarie era più breve e più breve era il tempo di entrata in quanto forza lavoro nella compravendita delle merci, dall’altra proprio per questa ragione, avendo un reddito che permetteva loro l’indipendenza dalla famiglia patriarcale e l’entrata nella vita associata a tutti gli effetti come individui RESPONSABILI, POTENDO ELABORARE NUOVI BISOGNI E DESIDERI ED ESSENDO CAPACI DI SODDISFARLI, erano più facilmente DOMINABILI ANCHE REALMENTE. UN FUORI dal capitalismo patriarcale era poco immaginabile, ma solo GUERRA DI CLASSE. Le nuove generazioni e quelle future, al contrario, restano DIPENDENTI dalla famiglia, sempre meno patriarcale, in quanto sempre più non garantita e dispersa, essendo le nuove generazioni e quelle future figlie del VECCHIO PRECARIATO, e, in quanto DIPENDENTI, da una parte entrano in quanto forza lavoro nella compravendita delle merci vera e propria sempre più tardi, dall’altra proprio per questa posizione di soggezione economica NON POSSONO RESPONSABILIZZARSI, ELABORARE NUOVI BISOGNI E DESIDERI ED ESSERE CAPACI DI SODDISFARLI. Quello che perdono in termini di indipendenza lo riacquistano in termini di relativa ESTERIORITA’ AL CAPITALISMO PATRIARCALE. IL PRECARIATO ORMAI STA AL MERCATO DEL LAVORO COME LA CRISI STA AL CAPITALISMO PATRIARCALE. E’ un perfetto affare e strumento di potere e assoggettamento dispotico e psicologico. In fact, essendo ormai l’ordine assiomatico stesso del mercato del lavoro occorrerebbe non chiamarlo più precariato, esso è costitutivo del nuovo capitalismo patriarcale e il piano consolidato da anni per cui le prole DEVE autonomizzarsi sempre più tardivamente in modo da internalizzarne il costo nelle famiglie, in quanto la prole merce-in-potenza resta merce-in-potenza anche con il raggiungimento dell’età adulta e per cui tale merce-in-potenza adulta DEVE entrare nel mercato del lavoro come forza lavoro vera e propria tra il trentesimo e il quarantesimo anno di età. Si tratta del nuovo piano del patriarcato per il futuro del lavoro e non c’è niente di precario in tutto ciò, è un ordine perfetto, che permette di tenere le generazioni più combattive in uno stato di impotenza e di poca bellicosità. A meno di non pensare a una rivoluzione portata avanti dalla femmine proletarie più anziane, dobbiamo entrare nel merito di ciò che le future generazioni acquistano in termini rivoluzionari dalla perdita della loro indipendenza economica dalle famiglie. Una volta che la prole ha raggiunto l’età adulta resta nella maggior parte dei casi merce-in-potenza. Dunque LE NUOVE GENERAZIONI nella maggior parte dei casi NON SONO MERCE, questa esteriorità al capitalismo patriarcale, questo DOMINIO SOLO FORMALE che si può esercitare su di esse le rende da una parte incapaci di soddisfare i bisogni e i desideri che un reddito permette di elaborare per sé, dall’altra nella possibilità di AUTODETERMINARSI PIU’ E MEGLIO e di essere meno soggettivizzabili delle generazioni più anziane o comunque di coloro che sono già forza lavoro, divenuti merce a tutti gli effetti. Ora, affrontiamo il problema dalla parte delle famiglie e, in particolare, delle femmine proletarie. Il tempo di lavoro di cura delle femmine proletarie può dunque aumentare fino al quarantesimo anno di età della prole se non oltre. Questo significa che IL DOPPIO SFRUTTAMENTO DELLA FEMMINA PROLETARIA OGGI HA UNA DURATA MAGGIORE (RADDOPPIATA) CHE IN PASSATO. Non solo ma vediamo questo “doppio sfruttamento”, se il secondo sfruttamento è l’aumento del tempo del lavoro di cura della prole, il primo, ovvero lo sfruttamento in quanto forza lavoro non è privo oggi di conseguenze, in quanto trattasi di forza lavoro non garantita del vecchio piano del precariato, quand’esso si presentava ancora come problema provvisorio e non come soluzione definitiva. QUINDI LO SFRUTTAMENTO DELLE FEMMINE PROLETARIE CON PROLE E’ DIVENUTO TRIPLO E NON DOPPIO: 1) in quanto forza lavoro 2) in quanto forza lavoro non garantita che DEVE AD OGNI COSTO GARANTIRE la sopravvivenza della prole che si autonomizza sempre più tardivamente 3) In quanto il tempo di lavoro di cura è raddoppiato. SE IL DOMINIO FORMALE SULLA PROLE ADULTA permette a questa di avere a disposizione così tanto tempo di non lavoro mai visto in precedenza e di poter formare ovunque MONDI AUTODETERMINATI, se è l’uso di questa immensa riserva di tempo di non lavoro che permette alle femmine proletarie merce-in-potenza di AUTODETERMINARSI, IL DOMINIO REALE SULLE FEMMINE PROLETARIE MADRI le costringe ad AUTODETERMINARSI CON LA GUERRA DI CLASSE VERA E PROPRIA. Lo diciamo senza scherzar troppo, tutte le teorie che pensano a un ESODO dal capitalismo patriarcale SENZA GUERRA DI CLASSE, che pensano a UNA DITTATURA DELLE PROLETARIE COMPLETAMENTE REALIZZABILE NEL QUI ED ORA, non è che siano false, ma sono relegate alle femmine-proletarie che sono ancora prole adolescente o adulta, merce-in-potenza, con un immensa riserva di tempo di non lavoro a disposizione. Ma è una condizione temporanea senza GUERRA DI CLASSE e questa viene condotta DALLE FEMMINE PROLETARIE MADRI e DALLE FEMMINE PROLETARIE SENZA PROLE CHE SONO DIVENUTE MERCE A TUTTI GLI EFFETTI, cioè forza lavoro. La vita condotta dalle prime seppur ancora miserabile in quanto non capace di soddisfarsi pienamente e davvero è il PRINCIPIO DEL RIFIUTO DEL LAVORO per cui le seconde LOTTANO NELLA GUERRA DI CLASSE ANCHE PER SE’ STESSE. Occorre prendere il meglio da entrambe le condizioni delle femmine proletarie. L’UNITA’ DI TUTTE LE FEMMINE PROLETARIE, DALLA PROLE CUI OCCORRE ANCORA CURA ALLA PROLE ADULTA FEMMINA CUI OCCORRONO GARANZIE; DALLE FEMMINE PROLETARIE CHE LAVORANO CON PROLE ALLE FEMMINE PROLETARIE CHE LAVORANO SENZA PROLE, si raggiunge solo MOBILITANDOSI TUTTE NELLA GUERRA DI CLASSE ED ESERCITANDO LA DITTATURA DELE PROLETARIE DA SUBITO!
GLOSSA II
Non c’è teoria più notevole per disvelare il mondo della prole, bimb* e adolescent*, che non quella del feticismo delle merci di Marx, sottoposta a una critica e superamento da parte della teoria e prassi femministe proletarie. Marx non solo non si è affatto preoccupato di elaborare una teoria del feticismo delle merci declinato al femminile, aspetto che gli avrebbe fatto scoprire lo sfruttamento del lavoro di cura della prole delle femmine proletarie, ma neanche lontanamente si è mai posto il problema di comprendere cosa significhi la critica dell’economia politica considerandola dal punto di vista non tanto del proletariato (maschile e femminile), ma della prole stessa. Eppure, come sappiamo, ad esempio, da Isaak Rubin, il più grande economista sovietico, la teoria del feticismo delle merci è alla base di tutta la teoria del valore e quindi dell’intera critica dell’economia politica di Marx. Non solo è l’arcano, l’aspetto magico, il velo di Maya del capitalismo patriarcale ma della stessa critica marxiana ai rapporti di produzione sussunti dal capitale. Ora, se come abbiamo scritto, il feticismo delle merci occulta e nasconde il “doppio sfruttamento” delle femmine proletarie che lavorano e che hanno prole, e nasconde e occulta la “doppia oppressione” delle femmine proletarie che lavorano e non hanno prole, se nasconde e occulta oggi che il precariato è un piano definitivo di arginamento psichico violento delle nuove e future generazioni DALL’ESTERNO, in quanto il capitalismo patriarcale non le comprende e non può comprenderle affatto e, quindi, non può dominarle né comandarle REALMENTE dall’interno, e che, tuttavia, permette loro, di creare MONDI AUTODETERMINATI QUI ED ORA per mezzo di un’immensa riserva di tempo di non lavoro disponibile. Se è vero tutto questo, che ne è del feticismo delle merci per la prole? Questa merce-in-potenza, non adulta, bimb* e adolescent*, la cui immensa riserva di tempo di non lavoro non è neppure nominabile come tale, in quanto la sua riserva è tempo del tutto FUORI DAL LAVORO E NON LAVORO. Tanto perché se la prole ne avesse l’opportunità, il precoce divenire da merce-in-potenza a merce-in-atto, ovvero forza lavoro sfruttata dai PADRONI, maschi e femmine borghesi, sarebbe infame e ignobile e andrebbe PUNITO SEVERAMENTE E SENZA PIETA’ DAI SOVIET DI AUTODIFESA DELLE FEMMINE PROLETARIE, quanto perché, al contrario, se il suo tempo non è pensabile in alcun modo che sia speso in lavoro, il tempo a disposizione è tutto tempo gratuito e libero non considerabile nemmeno come tempo di non lavoro. Ma la prole ha poi davvero tutto questo tempo gratuito e libero a disposizione? Sì, certamente ed è il tempo del gioco e della festa, ma esso si oppone non, come abbiamo appena scritto, a un tempo del lavoro, in quanto il tempo del gioco e della festa si oppone tanto al tempo di lavoro quanto al tempo di non lavoro, esso si oppone esclusivamente al tempo dell’apprendimento normativo e organizzato, sia per l’assimilazione delle forme di vita associata adulta sia per l’assimilazione delle norme del sistema di regole e gerarchie del capitalismo patriarcale. Questo significa che il tempo del gioco e della festa debba essere relegato all’infanzia e all’adolescenza? Certamente no, anzi, se uno degli obiettivi centrali della GUERRA DI CLASSE delle FEMMINE PROLETARIE E’ L’ABOLIZIONE DEL TEMPO DI LAVORO, significa, allo stesso tempo che TALE GUERRA LAVORA ALL’ABOLIZIONE DEL TEMPO DI NON LAVORO come suo rovescio: senza lavoro non c’è non lavoro. In questa situazione si libera un altro genere di tempo: IL TEMPO DEL GIOCO E DELLA FESTA, opposto sia al tempo di lavoro che la tempo di non lavoro. E’ solo con L’IDEOLOGIA LAVORISTA che tale tempo del gioco e della festa è stato relegato al mondo della prole non adulta. In questo senso LA VERA AVANGUARDIA DEL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO PUO’ E DEVE ESSERE IL MONDO DELLA PROLE; BIMB* E ADOLESCENT*. In quanto la prole non adulta sperimenta la forma di vita che è fine e mezzo della GUERRA DI CLASSE FEMMINISTA PROLETARIA. Vediamo ora, l’altra faccia del tempo della prole, che si oppone al tempo del gioco e della festa, il tempo di apprendimento normativo e organizzato, sia come assimilazione delle forme di vita associata adulta sia di assimilazione delle NORME E GERARCHIE PATRIARCALI. Se il patriarcato va combattuto CON I MONDI AUTODETERMINATI E LA GUERRA DI CLASSE, ATTRAVERSO L’UNITA’ DI TUTTE LE FEMMINE PROLETARIE AUTODETERMINATE IN QUANTO RIVOLUZIONARIE, NON SESSISTE; NON FASCISTE E NON RAZZISTE, esso va estirpato alla radice e per estirparlo alla radice la prole va sottratta a due istituzioni totali di riproduzione dell’ORDINE PATRIARCALE, la famiglia e la scuola. L’estinzione della famiglia e l’estinzione della scuola che vanno di pari passo con l’estinzione dello Stato non lasciano un vuoto e non lasciano la maternità priva di sostegno, anzi tale sostegno aumenta e vi è la possibilità anche per una femmina proletaria che vuole autodeterminarsi in quanto madre di poter scegliere di autodeterminarsi anche in quanto MONDO-FAMIGLIA. Chiamiamo per ora MONDO-FAMIGLIA, non avendo altri mezzi teorici a disposizione, la libera scelta di autodeterminarsi in quanto rete di rapporti sociali amorosi e affettivi che sceglie la cura della prole per sé non volendola delegare AI SOVIET pensati appositamente. I SOVIET pensati ad hoc sono una soluzione per liberare il tempo delle femmine proletarie, ma le femmine proletarie sono libere di scegliere e autodeterminarsi come vogliono, non solo in quanto madri ma anche in quanto mondo-famiglia. Dunque, se per ora tatticamente la GUERRA DI CLASSE deve ESIGERE, PRETENDERE; FORZARE ad esempio che nelle scuole, cioè nel tempo di apprendimento delle NORME PATRIARCALI, vi sia una destrutturazione e decostruzione di tali norme per sostituirle con un apprendimento non normativo, ovvero che non costringa la PROLE ad assimilarsi alla via associata adulta in modalità contrarie alla possibilità di autodeterminazione della prole stessa. Se occorre obbligare l’istituzione totale scolastica a far sua LA TEORIA GENDER DELL’AUTODETERMINAZIONE e a prevedere la STORIA E LA TEORIA DEL MOVIMENTO FEMMINISTA E RIVOLUZIONARIO nel suo programma, in realtà OCCORRE PUNTARE TUTTO A SOTTRARRE LA PROLE DALLA SCUOLA. NELLA DITTATURA DELLE PROLETARIE SOVIET ad hoc si occuperanno di accompagnare LA PROLE ALLA VITA ADULTA, considerandola per quello che rappresenta e rappresenterà SEMPRE per noi: L’AVANGUARDIA DEL NOSTRO MOVIMENTO. Noi insegniamo alla prole ad essere capace di soddisfarsi pienamente nella vita adulta ma apprendiamo anche da essa tutto ciò che ci occorre per i nostri PROGRAMMI FUTURI. La teoria del feticismo delle merci tuttavia disvela l’arcano dell’assimilazione all’ordine e al sistema di gerarchie PATRIARCALI, ovvero il feticismo delle merci occulta e nasconde che la REALE ASSIMILAZIONE delle nome patriarcali non avviene come sembrerebbe all’apparenza nel tempo di apprendimento normativo e organizzato, ma nel tempo del gioco e della festa. E’ proprio nel tempo in cui la PROLE si sente LIBERA DI AUTODETERMINARSI che vi è il conflitto centrale tra la sua soggettivizzazione e la sua autodeterminazione, dove è più vulnerabile. Se attraverso il gioco si apprende REALMENTE a simulare la NORME della VITA ADULTA, nel tempo della festa si apprende REALMENTE a simularne LE GERARCHIE. Stiamo parlando ovviamente di tutti quei dispositivi, macchinici o no, e di tutti quei rapporti sociali indotti attraverso CUI PASSANO IL GIOCO E LA FESTA, pensati e diffusi dal PATRIARCATO COME SISTEMI DI SIMULAZIONE DEL PATRIARCATO STESSO. Detto questo non bisogna fare l’errore di considerare la prole senza una sua soggettività rivoluzionaria irriducibile, quindi il conflitto tra soggettivizzazione e autodeterminazione inizia da subito e la famiglia va considerata come un luogo di soggettivizzazione. CON LA DITTATURA DELLE PROLETARIE QUI ED ORA, tale luogo di soggettivizzazione può essere attenuato e divenire un luogo per accompagnare LA NOSTRA AVANGUARDIA FIN DENTRO LA GUERRA DI CLASSE: la prole vi partecipa a suo modo. Il fatto che nel conflitto tra soggettivizzazione e AUTODETERMINAZIONE la prole sia più vulnerabile degli adulti, il fatto che il suo tempo sia del tutto esteriore al tempo di LAVORO E DI NON LAVORO, il fatto che essa venga cresciuta dall’ordine patriarcale come merce-in potenza, il fatto SOMMAMENTE IMPORTANTE che essa E’ IN VIA DI SVILUPPO BIOLOGICO, cosa che non ha nulla a che fare con la sua identità di genere, il fatto sommamente importante che TALE SVILUPPO BIOLOGICO è alla base delle sue capacità DI AUTODETERMINAZIONE E DI SODDISFARSI PIENAMENTE SUCCESSIVAMENTE NELLA VITA ADULTA rende qualsiasi tentativo da parte degli adulti di AVVICINARLI CON INTENZIONI CORRELATI CON LA STESSA SESSUALITA’ ADULTA un atto IMMEDIATAMENTE CONSIDERATO COME VIOLENZA E ABUSO SESSUALI FISICI E PSICOLOGICI! GUAI A CHI TOCCA BIMB* E ADOLESCENT*! LA DITTATURA DELLE PROLETARIE SARA’ IMPLACABILE E LA SUA VENDETTA TERRIFICA CONTRO COLORO CHE OSERANNO FARE VIOLENZA ALLA PROLE. GUAI A CHI TOCCA LA NOSTRA AVANGUARDIA! E questo non perché bimb* e adolescent* non abbiano una loro sessualità e sviluppino da subito molteplici identità di genere, ma proprio in virtù di questo aspetto LA DITTATURA DELLE PROLETARIE NE TUTELA AD OGNI COSTO, CON LE UNGHIE E CON I DENTI, la possibilità di AUTODETERMINARSI, al contrario TALE AUTODETERMINAZIONE nell’età adulta diverrebbe problematica, in quanto l’intervento della violenza e dell’abuso sulla prole INTERVERREBBE SULLO SVILUPPO BIOLOGICO E PSICOLOGICO RENDENDOLA VULNERABILE A VITA e DEBOLE NEI CONFRONTI DEI PROCESSI DI SOGGETTIVIZZAZIONE, creando individui adulti INFELICI E MAI RISOLTI. RIPETEREMO SENZA MAI STANCARCI: GUAI A CHI TOCCA BIMB* E ADOLESCENT*! LA DITTATURA DELLE PROLETARIE SARA’ IMPLACABILE E LA SUA VENDETTA TERRIFICA CONTRO COLORO CHE OSERANNO FARE VIOLENZA ALLA PROLE. NON SI TRATTERA’ DI AUTODIFESA, NON VI ILLUDETE, MA DI ATTACCO DIRETTO: VI VENIAMO A STANARE E VI TAGLIAMO LE PALLE.