**la città esplicita: oltre la destituenza** PARTE III
LA CITTÀ ESPLICITA: OLTRE LA DESTITUENZA.
PARTE III
Associazione Psicogeografica Romana
Ecco una dichiarazione esplicita e davvero scomoda senza precedenti tra noi compagni: all’origine di molti dei nostri guai c’è più Walter Benjamin che non Iosif Stalin. Sia chiaro Stalin ci ha sterminati in Siberia, ma Benjamin ci ha disarmati contro Stalin, perché a causa sua molti di noi si sono rovinati il cervello più che non con il Crystal, trasformando la guerra di classe in una paranoica e aggressiva guerra psichica in cui tutte le vecchie strategie di lotta sono state sgamate e in cui il campo è conteso tra forze dell’ordine armate e un esercito smisurato di studiosi radicali ridotti a imbelli smart zombies. 10-10-1000-10000 Walter Benjamin e li abbiamo avuti: cloni e cloni dei cloni. Tra di loro qualcuno si è fatto avanti con il suo metodo tra il cabalistico e un affascinante marxismo radicale, eterodosso e da intellettuale precario, ma mal sistemato e combinato e non frammentario e a costellazione come si dice. Alcuni più di altri, fino a successi editoriali senza precedenti, fino a divenire un tale potere intellettuale in occidente da abbacinare generazioni di studenti che vorrebbero davvero fare la rivoluzione. La tregua con il passato è ormai un dato di fatto per noi, ma poiché Benjamin è sulla bocca di tutti gli stolti è come se dovessimo continuamente parlare con lui, neanche un fantasma, ma un accerchiamento senza scampo di replicanti di Walter Benjamin. Ne usciremo.
LA CITTÀ ESPLICITA: OLTRE LA DESTITUENZA.
PARTE III
Associazione Psicogeografica Romana
Ecco una dichiarazione esplicita e davvero scomoda senza precedenti tra noi compagni: all’origine di molti dei nostri guai c’è più Walter Benjamin che non Iosif Stalin. Sia chiaro Stalin ci ha sterminati in Siberia, ma Benjamin ci ha disarmati contro Stalin, perché a causa sua molti di noi si sono rovinati il cervello più che non con il Crystal, trasformando la guerra di classe in una paranoica e aggressiva guerra psichica in cui tutte le vecchie strategie di lotta sono state sgamate e in cui il campo è conteso tra forze dell’ordine armate e un esercito smisurato di studiosi radicali ridotti a imbelli smart zombies. 10-10-1000-10000 Walter Benjamin e li abbiamo avuti: cloni e cloni dei cloni. Tra di loro qualcuno si è fatto avanti con il suo metodo tra il cabalistico e un affascinante marxismo radicale, eterodosso e da intellettuale precario, ma mal sistemato e combinato e non frammentario e a costellazione come si dice. Alcuni più di altri, fino a successi editoriali senza precedenti, fino a divenire un tale potere intellettuale in occidente da abbacinare generazioni di studenti che vorrebbero davvero fare la rivoluzione. La tregua con il passato è ormai un dato di fatto per noi, ma poiché Benjamin è sulla bocca di tutti gli stolti è come se dovessimo continuamente parlare con lui, neanche un fantasma, ma un accerchiamento senza scampo di replicanti di Walter Benjamin. Ne usciremo.
La magnifica violenza dello sciopero generale proletario lungi dall’essere il risultato davvero di una nuova mitopoiesi della guerra di classe come molti di noi hanno da sempre auspicato non è che in Benjamin, come tutti sanno, il negativo o, se si vuole, il rovesciamento della teoria dello stato di eccezione di Carl Schmitt. Da quando lo stato di eccezione è permanente e “Agamben bla bla bla” ci è arrivato negli anni ’90 con le ricerche nelle biblioteche solo dopo che i movimenti l’avevano da un pezzo compreso a manganellate fin dalla Pantera - e meno male che poi nella “comunità” antagonista hanno sborrato tutti, così le singolarità si sono potute rivelare dopo l’orgasmo per quello che erano: la maggior parte “qualunquiste” in fact si sono messe a dormire dall’altra parte della barricata - , non tutti si sono accorti che anche lo sciopero generale proletario è diventato permanente come sua diretta conseguenza. L’antagonismo ha tanto reclamato di non voler lavorare che il Nuovo Capitale con lo stato di eccezione ha sbattuto volentieri tutti fuori dai luoghi di lavoro e precarizzato quattro generazioni di lavoratori. La violenza proletaria per ora è “Nolenza” proletaria, ovvero voglia di non fare un cazzo, neanche ribellarsi per se stessi, che colpisce proprio coloro che più di ogni altro dovrebbero alzarsi, muovere il culo e unirsi alla nostra migrazione sparpagliata, oltre ogni frontiera psichica e materiale, verso la Città Esplicita.
Manca ora solo la consapevolezza di essere già questo sciopero generale proletario, di essere tali da tempo, perché fin ad adesso la baldoria, lo stravizio e la gozzoviglia a basso costo in centri sociali, circoli arci e club non hanno permesso di capire che questa situazione è un nuovo periodo di accumulazione originaria del capitale finanziario. Non vi è più un “Potere Costituito” da destituire in queste condizioni, perché il diritto è sospeso da entrambe le parti della barricata. Tuttavia, il potere una volta “Destituito” ti può dominare con strategie nuove che non se fosse “Costituito”, così come le soggettività precarie una volta presa coscienza di far parte di un immenso, diffuso e scomposto sciopero proletario generale potrebbero sfuggire diversamente dal passato a tale Potere. Dal 2014 più o meno si è diffuso l’orribile termine “Destituenza” e vedremo perché tale termine fa schifo al cazzo e non solo foneticamente. Diciamo subito che in questo sciopero generale proletario diffuso non funzionano più le strategie di sottrazione alla Deleuze e Guattari perché non c’è più niente da destituire: siamo stati destituiti del nostro Contro-Potere e abbiamo da tempo destituito il vecchio Potere.
Ci dominano a questo modo ora in modo diverso dicevamo: demandando a noi stessi il Potere. Ce l’hanno consegnato direttamente, ma con la minuscola clausola che non possiamo utilizzarlo contro il Nuovo Capitale perché tutto il fuoco di sbarramento fascista è a difesa proprio del Nuovo Capitale. Tuttavia tale Potere lo possiamo utilizzare solo tra noi e lo utilizziamo, c’è da dire, assai male, contro noi stessi, contro i compagni e per danneggiare chi ci è più vicino. Eppure abbiamo anche molte più possibilità di libertà di prima, perché essendo tale Potere demandato a noi, basterebbe semplicemente cambiare la vita con comportamenti di qualità superiore. Senza più fare i minchioni, facendola finita con le stronzate ideologiche insegnate all’Accademia, rompendo definitivamente con la sinistra radical chic, riprogrammando neuro-linguisticamente i radical fake e cominciando, piuttosto, a restituire quel Potere perché, diciamolo esplicitamente, NON LO VOGLIAMO. L’unico Potere che ci riserviamo è quello “Restituente”. Ovvero un Potere che si restituisce TUTTO ai Consigli Metropolitani facendo in modo che non sia esercitato mai e poi mai contro la nostra libertà e individualità: la Città Esplicita è davvero dietro il prossimo angolo.
È molto difficile comprendere l’attuale “Nolenza” proletaria fintanto che cerchiamo di pensare in termini di categorie così come le abbiamo assimilate dalla teoria critica, dall’Internazionale Situazionista, dalla critica radicale o dall’operaismo. Il rifiuto del lavoro aveva senso quando avevi un lavoro, ma rifiutarlo quando il Nuovo Capitale proprio non ne vuole sapere di offrirtelo sul mercato se non destabilizzandoti in continuazione è come tagliarsi le palle da soli. Secondo queste categorie quella che è stata chiamata da taluni “Nolenza” è una forza irrazionale, rude, anarchica e pagana, ma destinata prima o poi a organizzarsi contro il capitalismo. Tuttavia è molto improbabile ormai che ciò avvenga, prima di tutto perché il conflitto non è più tra Capitale e Lavoro, ma tra Capitale e Cazzeggio. D’altronde che altro devi fare se non puoi lavorare se non cazzeggiare, perché il cazzeggio è produttivo e creativo e qualche spicciolo lo porta. Senza cazzeggio oltretutto si finirebbe a chiedere la questua o sbattersi in un angolo di strada, chiedere sigarette e pisciarsi addosso tutto il giorno. Mentre l’ultima generazione della sinistra-sinistra parlamentare, del tutto scoglionata e senza un briciolo di idea e speranza, tornerà a chiedere la “piena occupazione”, fregandosene finalmente dei limiti fisiologici da automazione che gli hanno inculcato nelle loro fragili menti fin dalla nascita, noi saremo già OLTRE, migrati da tempo presso la Città Esplicita e avremo organizzato il nostro Contro-Mondo davvero “nolente” e senza lavoro: ce ne sbatteremo di loro come sempre.
Quanto ai situazionisti contemporanei e non parliamo di quelli che sono del tutto impazziti dietro alle boiate di Krisis, ma di quelli più sinceri, è imbarazzante e indecente la loro mancanza d’immaginazione. Si credevano fino a qualche anno fa come una Chiesa che potesse concedere o no indulgenze. Si credevano gli unici a potere concedere come una Anagrafe dell’Antistato le vere carte d’identità rivoluzionarie che poi, alla fine, dovevi continuamente tirar fuori a ogni blocco stradale. Kisselincula. Noi stiamo criticando tutti e tutto per noi stessi, per essere il più possibile presso noi stessi, perché quanti più individui saremo a farlo quanti più abitanti avrà la Città Esplicita. Ma ciascuno faccia il cazzo che gli pare ovviamente, anche tagliarsi le palle da solo, siamo senza “io” e qualsiasi tipo di identità è per noi è pericolosa, perniciosa, se non proprio il vero nemico, perché la nuova strategia del Nuovo Capitale è lavorare sulle tecnologie del sé in modo da ostacolare il poterci ritrovare tra noi e riconoscerci nei molti che siamo. Inoltre, l’allarmismo inconcludente oppure il far finta di niente sulle questioni del pianeta non fa per noi. Il pianeta non è malato: è in sala operatoria da un pezzo. I situazionisti più sinceri non hanno compreso che il Potere è stato destituito, certo non arrivano alla demenza di fondare parole che vi fanno rima come “Destituenza”. L’abbiamo già detto questa parola fa schifo al cazzo e non solo foneticamente?
Spieghiamo ancora perché la Città Esplicita è oltre la “Destituenza”. Noi innanzitutto non ci accontentiamo dei beni comuni: ambito riformista in cui quel lemma, troppo stravagante e grottesco per essere utilizzato in una qualsiasi rivoluzione, è stato abbondantemente abusato. Nella Città Esplicita non si amministrerà nulla di quello che si amministra ora, se non, paradossalmente, le passioni. Cultura, diritto, territorio? Parole sovrastrutturali desuete. Saranno le assemblee aperte dei Consigli a prendere tutte le decisioni, ma queste decisioni non avranno nulla a che spartire con un’“attività amministrativa”. Si procureranno tutte le tecnologie più avanzante per evitare che si riproduca una burocrazia di merda. La burocrazia ci piace per gioco solo nell’ambito delle passioni e delle emozioni forti, si è invertita completamente la logica dell’amministrare: ne abbiamo parlato nella precedente parte del leggendario “Bureau delle passioni” e nelle conclusioni di questo pamphlet espliciteremo meglio di cosa si tratti. Il “comune” poi per noi non e più paragonabile a quelle gloriose istituzioni giuridiche barbare di campagna descritte da Paolo Grossi in “Un altro modo di possedere” e che i suoi ritardati epigoni come Ugo Mattei hanno cercato di urbanizzare e riattualizzare. Come alternativa al “pubblico” a al “privato”, il “comune” - soprattutto se la sua concezione è, in effetti, di origine “contadina” - non ci basta. Non stiamo con i per-bene-comunisti. Certo, lo spazio pubblico è lo spazio dello Stato e lo spazio privato è per eccellenza lo spazio borghese e piccolo-borghese, anche quando è vissuto dai proletari, dove tutte le miserie di questo mondo si amplificano in un violento corpo a corpo continuo. Ma occorre che la Città Esplicita sia un sistema di luoghi e relazioni che trattenga e, in qualche modo, superi (“tolga”) il “comune”.
Innanzi tutto occorre distinguere, finalmente, i “beni comuni” dal “comune”, perché così facendo distinguiamo i per-bene-comunisti che voglio solo contendere i beni strategici per l’umanità allo Stato e alle multinazionali, dai comunisti che vogliono abolire lo Stato, le multinazionali e l’umanità così come la conosciamo. Quanto ai beni comuni, la loro rilevanza cambierà di statuto. Perché devo bere acqua come bene comune e collettivo, se possiamo avere una fichissima tuta alla Dune? Ecco il comune è un spazio reale d’immaginazione del Gemeinwesen (l’essere-in-comune delle individualità e delle – non mi colpite ora, a questo punto, con la vostra Ruger, di questi tempi non si sa mai – “differenze”) e di futuro come rivoluzione in processo nel presente. Mentre i beni comuni sono quel che c’è e che rischia di non esserci più tra non molto. Non solo perché sottratto alla “specie” (Gattungswesen: essere generico). C’è una bella differenza tra il Divenire Gemeinwesen e il Restare inchiodati per sempre all’idea immorale e poco realistica di quello che siamo stati finora e ora: Gattungswesen. L’Antropocene che è poi, rovesciata, la celebre “Antropomorfosi del Capitale”, verrà superata (“tolta”) solo quando la finiremo di essere Homo Sapiens per divenire Homo Gemeinwesen.
Nella Città Esplicita vogliamo trattenere tutto del “comune”, eppure superarlo. Facciamo un esempio. Abbiamo sentito parlare addirittura di “Destituenza” a proposito dei consultori autogestiti per l’aborto, ma non è possibile andare avanti così, con queste paroline, foneticamente fastidiose. Non possiamo autogestire la metropoli con i pezzi noise alla Merzbow, occorre diversificare: più cassa dritta o spezzata per muovere il culo. I consultori autogestiti per l’aborto non sono qualcosa che destituisce il potere e neanche un potere che ci prenderemmo, ma un potere che abbiamo già e che possiamo utilizzare subito: ecco un consultorio autogestito per l’aborto è un esempio di Consiglio o Soviet. Noi come individui, oltre qualsiasi identità e genere, dobbiamo riservarci un unico Potere: Restituire quello che ci è stato consegnato dal Nuovo Capitale per massacrarci tra di noi. Ma non lo restituiremo certo a chi ce l’ha consegnato. Ci facciamo grasse risate ora: perché nella Città Esplicita lo consegneremo TUTTO ai Consigli, esattamente ad assemblee immediatamente operative come i consultori autogestiti per l’aborto. Basta con la “Destituentia”, participio presente plurale, NEUTRO. Back to “Aufhebung”: sostantivo FEMMINILE. Perché ci hanno consegnato questo Potere? Vediamolo nell’ultimo paragrafo di questa terza parte del pamphlet.
Il Vecchio Capitale doveva andare in crisi, pena la sua fine, doveva giocarsi la carta dei tarocchi della morte - esempio che ai cadutisti 666 piacerà tanto - perché era giunto il momento di suicidare tutte le sue precedenti sovrastrutture, in quando fondate ormai troppo sul lavoro. Nella merce stessa era incorporata troppa forza-lavoro. Occorreva morire e trasformarsi. Per farlo ha devastato il Welfare, per devastare il Welfare ha destituito, allo stesso tempo, il Potere dello Stato sugli individui e precarizzato il mercato del lavoro (ricordatelo sempre che il lavoro è una compravendita su un mercato). Gli individui hanno cominciato a inventare da subito nuove forme di condivisione, convivenza e micro-resistenza, ma SOLO per sopravvivere a questa situazione in cui non si aveva più l’assistenza che era prima assicurata dallo Stato né il lavoro che prima era garantito dal Mercato Regolato. L’abbiamo voluto noi e l’ha voluto pure il Nuovo Capitale, su questo eravamo TUTTI d’accordo, in quanto da entrambe le parti della barricata, rivoluzionari. La mossa a sorpresa del Nuovo Capitale è stata quella di consegnarci il suo vecchio Potere. Sì perché non se ne fa ormai più niente in una fase di nuova accumulazione originaria del capitale finanziario. Demanda a noi di toglierci dalle palle, dobbiamo ricrearci e riprodurre l’esistente per conto nostro senza più chiedere l’aiuto di Mamma Capitalismo. Il Potere del Vecchio Capitale ci è stato dato per pugnalarci tutti alle spalle tra noi. I meno raffinati la chiamano “guerra tra poveri” e i meno raffinati ci pijano sempre. Il nostro unico obiettivo ora è abitare la Città Esplicita e dall’interno di essa realizzare un “Potere Restituente”, né potenza, né “destituenza”, né “nolenza” (questa solo per ora): ma sciopero generale proletario diffuso che è iniziato da mo’ e all’interno del vero conflitto contemporaneo: Capitale vs. Cazzeggio (”Cazzari e Capitale” è il nuovo libro a fumetti da scrivere per le nuove generazioni).