**mars beyond mars: la terza era spaziale**
Mars Beyond Mars – La critica del quotidiano nell’epoca della terza conquista del cosmo – si è tenuto nella sua prima edizione presso lo spazio sociale occupato di Roma Esc-Atelier il 13 maggio 2017.
L’obiettivo del convegno (itinerante) è quello di discutere circa il manifestarsi della terza era spaziale (quella che guarda agli esopianeti e alla ricerca di vita sulle lune del sistema solare).
Il convegno ha inoltre un approccio differenziato e situazionale (in termini di approfondimento e suggestioni) a seconda del luogo in cui si svolge e dei relatori invitati.
Edizione I
Se di fatto ci troviamo nell’alba della terza era spaziale come può la “società civile” prepararsi ed equipaggiarsi in modo che essa non sia solo appannaggio della ricerca di nuovi profitti oltre la biosfera?
Per questo motivo provocatoriamente abbiamo utilizzato il concetto di “terza conquista del cosmo“: quella voracità predatoria che già oggi guarda dentro e fuori il sistema solare verso i pianeti extrasolari.
Oggi la scienza ci dice che la domanda non è più’: esistono altre forme di vita? Ma: quando e in che modo le troveremo?
Questo è lo scenario concreto che dominerà il nostro prossimo futuro e che già da oggi (all’attuale stato dell’arte) lo condiziona.
A partire da questo rinnovato interesse per il cosmo possiamo già domandarci:
quali le conseguenze sulla vita quotidiana?
Come possiamo influenzare il domani sulla base di questa predizione in vista di uno scenario sociale alternativo che proprio nello spazio gioca la nuova partita del dominio?
Ancora piu’ in generale il convegno ha esplorato la possibilità di considerare il cosmo (e le sue molteplici implicazioni) come il “nuovo grande contenitore di senso” in cui organizzare l’alternativa sociale laddove tutti i modelli precedentemente sperimentati (ideologie e grandi narrazioni) oggi vengono impiegati in assenza d’altro o in maniera squisitamente revivalistica.
Il convegno
Sono intervenuti:
– Cobol – Cosmonauta UfoCiclista (moderatore)
– Carolina Facioni – Future studies
– Giorgio De Finis – Antropologo (con Fabrizio Boni – Antropologo e regista)
– Giuliano Lombardo – Psicologo dell’arte
– Andrea Miconi – Sociologo dei processi culturali
– Roberto Paura – Institute for the Future
– Carlo Prati – Architetto
– Flavio Rossi – Guerrigliero psichico –
– Daniele Vazquez – Urbanista
I live e il djset
Hanno suonato:
The Flying Madonnas – neopsichedelia
Cobol Pongide – cosmiquepop
Rent – dj set cosmo/techno
La giornata ha inoltre previsto
Hanno esposto:
Carlo Prati – New Babylon
Matteo Vitali – Ufo Flap
E’ stato proiettato il film:
Space Metropoliz
di Fabrizio Boni – Giorgio De Finis
Daniele Vazquez, foto di Ray Max
Edizione II
In collaborazione con Pigneto Città Aperta 2071, Trauma Studio e Lo Yeti: la seconda edizione di Mars Beyond Mars il 7 luglio 2017 – microconvegno open air.
Sono intervenuti:
Cobol Pongide – cosmonauta ufociclista (premessa e moderazione).
Premessa:
Mars Beyond Mars vuole essere una riflessione sul prossimo futuro al di là delle scadenze quotidiane; ovvero al di là di quella riduzione del futuro ai suoi minimi termini che lo identificano con il domani.
Questo cambiamento di prospettiva non ci spingerà necessariamente a fare (almeno non esclusivamente) fantascienza. D’altro canto non tratteremo questi temi con il rigore formalistico di chi se ne occupa per professione.
L’ambizione è quella di portare la società civile ad immaginare un futuro diverso e a progettarlo su un arco temporale che ormai non le è più proprio.
Per fare questo c’e’ bisogno di sporgersi un po’ sull’ignoto; quindi quale migliore ambito se non lo spazio.
Partiamo dalla constatazione (che è anche argomento di dibattito) del trovarci o meno nella terza era spaziale.
La prima terminata con l’allunaggio del 1969, la seconda dispiegatasi tra gli anni Settanta e Ottanta con l’esplorazione ad opera delle sonde automatiche dei pianeti del nostro sistema solare. Poi finalmente la terza rivolta alle lune del nostro sistema solare (più in generale ai corpi celesti “secondari”) come ad esempio Europa luna di Giove e Encelado luna di Saturno (ma anche alle comete).
Ma sopratutto la terza era spaziale è quella dello studio degli esopianeti: quei corpi celesti che orbitano stabilmente attorno ad altre stelle.
Gli esopianeti li individuiamo almeno da trent’anni e in questi anni sono stati compiuti moltissimi progressi nella comprensione della loro natura (terrestri/gioviani, massa e in alcune circostanze atmosfera che trattengono).
Per quel che riguarda gli esopianeti si è transitati da una consapevolezza di tipo probabilistico [è improbabile che non esistano e che siano troppo diversi da quelli che conosciamo (quelli del nostro sistema solare)] ad una di tipo statistico (la loro distribuzione statistica nell’universo sulla base di dati empirici).
I “più interessanti” sono quelli residenti nella cosiddetta fascia abitabile cioè quelli collocati in una zona in cui i pianeti gravitano ad una distanza dal proprio sole che consentirebbe, qualora ci fosse, il persistere dell’acqua allo stato liquido: che per quel che ne sappiamo è il presupposto per la vita.
Quanto distano questi esopianeti?
Il più vicino orbita attorno a Proxima Centauri, la stella a noi piu’ vicina; quini a circa 4 anni luce dalla Terra.
Troppo lontani per l’attuale sviluppo tecnologico e grado di conoscenza delle proprietà dello spaziotempo. Ma anche questo è argomento di dibattito (se si vole ancora più generale) perché implica il concetto di crescita d’investimenti nel campo della ricerca e sviluppo virtuoso di cooperazione scientifica e più in generale umana (si veda ad esempio il caso di Sci-Hub).
Come prepararci alla terza era spaziale senza che questa divenga una nuova predatoria corsa all’oro, ovvero: solo una nuova estensione di territori da depredare?
uno dei temi di riflessione diviene allora ad esempio quello delle scelte etiche da affrontare per preservare le biodiversità che potremo incontrare.
Più in generale diviene il concetto di terraforming l’argomento attorno a cui ragionare: l’impatto umano su pianeti alieni dal momento che per ospitare stabilmente la vita terrestre questi dovranno essere strutturalmente modificati.
L’etica di questo impatto non è tema di riflessione all’ordine del giorno della scienza; per questo motivo è prioritariamente la società civile a doversene occupare.
Quest’idea è attualmente “fuori moda” perché la sensazione che non addetti ai lavori possano riflettere sui principi scientifici è transitata per sottogeneri letterari e forme di antiscientismo e di superstizione. Da qui bisogna ripartire: dall’idea che la società civile non può demandare (chiavi in mano) il proprio futuro a organizzazioni di ricerca completamente fuori controllo. Ma la sua opera di vigilanza deve passare per una redistribuzione di competenze sensate e di riflessioni non partigiane attraverso incontri collettivi e dibattiti più o meno specialistici.
Proprio come nella scienza “di professione” nella società civile in controllo delle idee scientifiche dei singoli individui deve passare per un confronto collettivo e collegiale perché la scienza è il paradigma attorno a cui, consapevoli o meno che ne possiamo essere, si articola la nostra esistenza.
Come immaginare ad esempio un equilibrato rapporto tra insediamenti di coloni e forme di vita preesistenti una volta sbarcati su pianeti alieni?
Ecco: se la questione coloni-insediamenti ricorda qualcosa di fortemente all’ordine del giorno anche qui sul pianeta Terra allora significa che porsi queste domande inizia ad essere una concreta priorità.
Carlo Prati – architetto.
La domanda posta a Carlo Prati:
date alcune concezioni architettoniche non sempre comprensibilissime per chi poi le vive è possibile pensare che gli architetti progettino già per un’umanità post-terrestre.
Fabrizio Boni – regista antropologo.
La domanda posta Fabrizio Boni:
circa il suo film realizzato con Giorgio De Finis Space Metropoliz:
l’idea di far nuovamente migrare (questa volta verso la Luna) gli occupanti dello spazio abitativo Metropoliz non potrebbe avere il sapore di una proposta di deportazione.
Daniele Vazquez – urbanista.
Mauro Cuppone – artista.
La domanda posta a Mauro Cuppone:
il monito di Stephen Hawking ai terrestri è quello di smettere di lanciare messaggi nello spazio nel tentativo di entrare in contatto con forme di vita aliena. Potrebbero avere scopi non troppo pacifici.
Quindi: “l’arte spaziale” (perché alcune sue opere sono visibili dallo spazio) di Cuppone non potrebbe finire per essere giudicata in futuro una sorta di strategia collaborazionista col nemico.
Flavio Rossi – guerrigliero psichico.
La domanda posta a Flavio Rossi:
ti definisci “guerrigliero psichico” il che potrebbe far pensare ad una sorta di combattente dei meme: un agente addetto a instillare idee nei processi cognitivi delle persone. Se dovessimo propagare l’idea che la riflessione sul cosmo è una priorità nella vita delle persone quale concetto diffonderesti?