**Luther Blissett e il concetto di "personificazione" in Marx**
Quelle che seguono sono delle nostre riflessioni a margine della recente pubblicazione del volume di Luther Blissett "Il Luther Blissett Project a Roma. 1995-1999" edito da Rave Up Books. Abbiamo fatto interagire il concetto di "Personificazione" che si ritrova spessissimo nella critica dell'economia politica di Marx con quello di personaggio collettivo immaginario, utilizzando in particolare il Capitolo VI Inedito del Capitale. Non nascondiamo che siamo stati fortemente influenzati dal concetto di "antropomorfosi del capitale" di Camatte. Inoltre, abbiamo brevemente intepretato in modalità eterodossa i concetti di dominio formale sul lavoro del capitale e dominio reale sul lavoro del capitale sostenendo che il dominio reale non può essere eternizzato. Buona lettura!
Luther Blissett e il concetto di “personificazione” in Marx.
Nell’incorporare la forza-lavoro viva alle sue parti componenti oggettive, il capitale diventa così un mostro animato, e comincia ad agire come se “avesse l’amore in corpo”.
Karl Marx, Il Capitale, Libro I, Capitolo VI Inedito, p.39
In questo brevissimo saggio faremo interagire il Capitolo VI Inedito del Capitale con una qualità finora poco esplorata di Luther Blissett, quella di essere stato negli anni ’90 un personaggio collettivo immaginario che incorporava, seppur parzialmente e con molti limiti, il sottoproletariato urbano nelle sue diverse forme: disoccupati, prima generazione di precari, lavoratori che allora venivano chiamati atipici, studenti e figure della marginalità urbana che non avevano alcuna intenzione di lavorare o studiare. Iniziamo con una frase forte di Jacques Camatte che si ritrova nell’introduzione al suo libro “Il Capitale totale”: “quello che tutti gli asini chiamano sottoproletariato non è altro che il proletariato assoluto, prodotto dell’ultima insuperabile contraddizione- tra valorizzazione e devalorizzazione – del valore in processo; e le lotte di questo proletariato assoluto sono la prima affermazione del comunismo come bisogno immediato” (Camatte, 1976: 21). Ci allontaneremo comunque dalle tesi di Camatte, in quanto abbiamo un’idea differente di come funzioni il rapporto tra dominio formale sul lavoro del capitale e dominio reale sul lavoro del capitale. Luther Blissett era un processo di personificazione, tuttavia il procedimento logico, concettuale e materiale di personificare è probabilmente un’invenzione di Marx, egli in molti dei suoi saggi astrae dai singoli individui, capitalisti e lavoratori, chiamandoli semplicemente “capitale” e “lavoratore collettivo”, si tratta di una caratteristica del suo modo di incedere che si rintraccia fino al III libro del Il Capitale. Luther Blissett era una personificazione marxiana, solo esemplare, del proletariato assoluto di cui scrive Camatte. Così come in Marx “il capitalista funziona unicamente come capitale personificato, capitale-persona, allo stesso modo che l’operaio funziona come lavoro personificato” (Marx, 1969: 20). Allora si potrebbe dire, alla stessa maniera, che il sottoproletario funziona come lavoro necessario che non produce valore, personificato. Il concetto di “personificazione” attraversa tutto il Capitolo VI, Marx vi insiste in continuazione, si legga il seguente passaggio: “Il compratore della forza-lavoro non è se non la personificazione di un lavoro oggettivato che presta agli operai una parte di se stesso, sotto forma di mezzi di sussistenza, per incorporare all’altra parte di se stesso forza-lavoro viva, e, grazie a questa incorporazione, conservarsi nella sua integrità e crescere al di sopra della sua massa originaria” (Marx, 1969: 35). Il motivo è che si tratta di un libro in cui s’intende penetrare i misteri del capitale e dimostrare che esso esiste indipendentemente da un particolare individuo. Luther Blissett personificava tutti coloro che non vendevano la propria forza-lavoro al capitale o che la vendevano restandone formalmente dominati in quanto precari perché il precario non è considerabile oggi come un lavoratore salariato. Come scrive Marx: “Senza salariato, dacché gli individui si fronteggiano come persone libere niente produzione di plusvalore; senza produzione di plusvalore, niente produzione capitalistica, quindi niente capitale e niente capitalisti!” (Marx, 69: 37). Il fatto che la personificazione Luther Blissett non rappresentasse i lavoratori salariati non significa che non facessero un lavoro necessario per la società, anzi presentandosi come forme-di-vita che inventavano continuamente nuove modalità di spassarsela innovavano allo stesso tempo nuovi codici linguistici e nuovo immaginario che rendevano la socialità in generale più desiderabile. Secondo Marx: “Ogni lavoro necessario che non produca pluslavoro è, per la produzione capitalistica, superfluo e privo di valore” (Marx, 69: 84). Luther Blissett era la personificazione di un lavoro necessario che non produceva pluslavoro e che quindi non produceva valore. Tuttavia, va approfondito il processo logico, concettuale e materiale della personificazione, perché il capitale è personificato dal capitalista non solo nella compravendita di forza-lavoro, tale personificazione avviene anche all’interno della fabbrica: “Le condizioni oggettive del lavoro si ergono di fronte all’operaio come persone autonome, perché il capitalista, in quanto ne è il proprietario, non ne rappresenta che la personificazione in contrapposto all’operaio come semplice possessore di capacità lavorativa” (Marx, 1969: 50). A questo punto occorrerà entrare nel merito del dominio formale sul lavoro del capitale e del dominio reale sul lavoro del capitale, se ne è scritto moltissimo, è risaputo che l’uno produce plusvalore assoluto, mentre l’altro produce plusvalore relativo, ma ciò che conta per noi è che “la seconda forma ingloba la prima, mentre la prima non ingloba necessariamente la seconda” (Marx, 69: 52) e che nella seconda: “La produttività del lavoro, la massa di produzione, popolazione e sovrappopolazione, che questo modo di produzione determina, danno continuamente vita (grazie a capitale e lavoro liberati) a nuove branche produttive, in cui il capitale può riprendere a funzionare su scala più modesta e ripercorrere le diverse tappe di sviluppo finché esse pure non funzionino su scala sociale. E questo è un processo ininterrotto”. (Marx, 69: 70). Dunque seguendo Marx è possibile dire che lo sviluppo della scienza, delle tecnologie, i primi cedimenti del feticismo delle merci, la diffusione del precariato, la finanziarizzazione dell’economia a discapito dell’economia produttiva, la nascita di forme di essere-in comune chiamate in altri ambiti “territori della condivisione” stiano configurando non una fuoriuscita dal capitale, ma nuove forme di dominio sul lavoro esclusivamente formali. Se nel dominio reale lo stesso “aspetto sociale, ‘la socialità’, ecc. del lavoro si erge di fronte all’operaio come elemento non soltanto estraneo ma ostile e antagonistico, apparendo oggettivato e personificato dal capitale” (Marx, 69: 58), nella personificazione Luther Blissett esso sperimentava in anticipo sui tempi il sottoproletariato-persona nelle nuove forme del dominio formale del capitale. Al dominio formale non è estranea la sorveglianza e la disciplina del capitale, tuttavia al personaggio collettivo immaginario Luther Blissett la socialità gli apparteneva come cosa sua propria. Negli anni ’90 non si trattava del vecchio dominio formale sul lavoro del capitale, ma di una sua nuova forma dovuta allo sviluppo generale e avanzato della cooperazione sociale che ancora sfuggiva al dominio reale, una cooperazione gratuita che rappresentava lavoro necessario socialmente combinato che ancora non produceva valore. Luther Blissett era un sottoproletario collettivo, così come “Il capitalista è personificazione del carattere sociale del lavoro, della fabbrica collettiva” (Marx, 69: 89) e così come vi è un “lavoratore collettivo”. Occorre non eternizzare il dominio reale, vi è un movimento pendolare tra formale e reale e Luther Blissett è stato possibile solo perché si era aperto uno spazio di nuovo dominio formale sul lavoro del capitale, quindi non è per tutti i tempi e lo dimostra che nella successiva fase di dominio reale è stato raggiunto e recuperato. Tuttavia con la crisi, ancora una volta, riteniamo si possa dire che si stiano aprendo nuovi spazi di dominio formale e che sia il tempo giusto per personificare tutti coloro che non producono valore.