Lo psicologo tedesco Willy Hellpach non è sufficientemente conosciuto in Italia negli studi urbani, forse per la sua ambiguità, forse perché semplicemente il suo contributo risulterebbe obsoleto. Eppure ha anticipato, per certi aspetti, di più di cinquant’anni gli studi di psicologia ambientale e ha avuto intuizioni ancora attuali per gli studi sulle ambiance. Di fatto, è pressoché universalmente assente nei manuali accademici che trattano di psicologia ambientale, lo si ritrova solo molto di recente in alcuni saggi sulle atmosfere come esperienza estetica. I suoi saggi scritti durante il nazismo, va detto, sono troppo compiacenti verso l’ideologia del suo tempo e nonostante importanti e precorritrici intuizioni, le argomentazioni finiscono per risultare grossolane e oscene. Solo qualche sociologo urbano spregiudicato e qualche urbanista stravagante potrebbero ancora prendere in considerazione la sua teoria psicofisiologica dell’uomo metropolitano e probabilmente questa è la ragione per cui non se ne trova traccia. Ad ogni modo è un autore che si è posto delle domande corrette e con largo anticipo. Nell’edizione italiana del suo libro Geopsiche, pubblicato per la prima volta in Germania nel 1911, è scritto che si tratta di un saggio la cui lettura fu proibita dal regime hitleriano. Si tratta di un particolare importante, perché significa, come vedremo, che con il tempo questo autore ha rinunciato all’indipendenza della ricerca a favore della compiacenza per le teorie ufficiali del regime.

Vento

Lo psicologo tedesco Willy Hellpach non è sufficientemente conosciuto in Italia negli studi urbani, forse per la sua ambiguità, forse perché semplicemente il suo contributo risulterebbe obsoleto. Eppure ha anticipato, per certi aspetti, di più di cinquant’anni gli studi di psicologia ambientale e ha avuto intuizioni ancora attuali per gli studi sulle ambiance. Di fatto, è pressoché universalmente assente nei manuali accademici che trattano di psicologia ambientale, lo si ritrova solo molto di recente in alcuni saggi sulle atmosfere come esperienza estetica. I suoi saggi scritti durante il nazismo, va detto, sono troppo compiacenti verso l’ideologia del suo tempo e nonostante importanti e precorritrici intuizioni, le argomentazioni finiscono per risultare grossolane e oscene. Solo qualche sociologo urbano spregiudicato e qualche urbanista stravagante potrebbero ancora prendere in considerazione la sua teoria psicofisiologica dell’uomo metropolitano e probabilmente questa è la ragione per cui non se ne trova traccia. Ad ogni modo è un autore che si è posto delle domande corrette e con largo anticipo. Nell’edizione italiana del suo libro Geopsiche, pubblicato per la prima volta in Germania nel 1911, è scritto che si tratta di un saggio la cui lettura fu proibita dal regime hitleriano. Si tratta di un particolare importante, perché significa, come vedremo, che con il tempo questo autore ha rinunciato all’indipendenza della ricerca a favore della compiacenza per le teorie ufficiali del regime. Hellpach scrive in Geopsiche: “Cento anni fa la scienza tendeva a far dipendere tutto dall’ambiente e considerava ben poco la funzione di ciò che portiamo con noi nel mondo. Poi, dopo un cinquant’anni, la sua tendenza si è invertita: entrambi questi punti di vista sono unilaterali. L’uomo concreto non è né un prodotto del solo ambiente né una pura creazione dei suoi progenitori. La moderna scienza dell’ereditarietà ci insegna che gli esseri viventi portano con sé come fattori ereditari soltanto delle possibilità, delle predisposizioni, mentre ciò che divengono in realtà, è stabilito dall’ambiente che ci creiamo in parte da noi stessi” (Hellpach, a, p.16). La natura per Hellpach influenza il corpo umano sia dall’esterno che dall’interno, giacché il nostro stesso corpo è parte della natura. Quando si sottopone ad analisi scientifica l’influenza della natura esterna sull’uomo questa va considerata come terra, scomponibile in quattro elementi: il tempo, il clima, il suolo e il paesaggio. Le influenze di questi elementi sull’uomo vanno studiate separatamente. La scienza che studia le influenze dei quattro elementi della terra sulla psiche umana è chiamata geopsiche e i fenomeni psicofisiologici che studia geopsichici. La geopsiche si distingue completamente dalla socialpsicologia, già allora esistente, in quanto questa studia i fenomeni socialpsichici: ovvero “le modificazioni e le determinazioni che il nostro intimo riceve dalla vita in società e dalle creazioni di questa” (Hellapch, a, p.20). Quando scriveva Geopsiche Hellpach ebbe un’importante intuizione psicogeografica: “forse non è lontano il tempo in cui si comincerà a studiare scientificamente le influenze derivanti dall’ambiente creato dalla tecnica, come stanze e mobili, casa ed atrio, via e piazza, carreggiata e veicoli, fenomeni che possiamo definire ‘tectopsichici’ accanto a quelli socialpsichici e geopsichici, con i quali completiamo il cerchio delle forze ambientali che foggiano il nostro essere dal patrimonio ereditato plasmabile” (Hellpach, a, p.16). Egli intendeva occuparsi dell’intero campo delle influenze ambientali e già allora ambiva a scrivere sia un trattato di tectopsicologia che uno di socialpsicologia, impresa che poi effettivamente realizzerà con i saggi Mensch und Volk der Grossstadt pubblicato nel 1938 – tradotto in Italia come L’uomo della metropoli – e Sozialpsychologie pubblicato nel 1947. Natura, società e ambiente urbano sono i tre aspetti della vita dai quali provengono le influenze che determinano i comportamenti. Geopische è un testo in cui si respira l’aria di un’epoca del tutto tramontata, ad ogni modo ancora un’aria salubre. Hellpach descrive gli effetti dell’ambiente naturale in maniera molecolare. Egli è interessato alle reazioni psicofisiologiche minute e si accosta ai fenomeni geopsichici da medico. È scrupoloso e attento a mille dettagli. Si tratta di un approccio estremamente positivista, ma comunque interessante giacché era un’epoca in cui non si girava troppo intorno alle questioni e in cui gli studiosi si sbilanciavano anche con il rischio di dire delle sciocchezze straordinarie. La parte sul paesaggio è senz’altro la più interessante, egli scrive che il paesaggio condiziona l’uomo non tramite influenze, ma tramite impressioni, e queste sono coscienti a differenza delle influenze del suolo, del tempo e del clima che spesso vengono ignorate da chi ne è condizionato. Il paesaggio può anche “restare sotto la soglia della coscienza o sprofondare nel subcosciente, ma ciò è un’eccezione”. Hellpach scrive: “La natura diviene per noi paesaggio solamente quando l’accettiamo e la cerchiamo senza scopo puramente utilitario, come esperienza sensibile concretamente vissuta, quando la lasciamo agire su di noi come impressione (Hellpach, a, 254). Questo passaggio è senz’altro il suo contributo più interessante a una scienza delle ambiance e alla psicogeografia: “La vista gioca un ruolo di primo piano in questa impressione sensibile, tuttavia non l’esaurisce affatto. Anche le esperienze degli altri sensi concorrono alla formazione dell’impressione paesistica della natura. Suoni e rumori (il canto degli uccelli, lo sciabordio del mare), odori, specialmente quelli piacevoli come il profumo dei prati, l’odore di foglie nell’autunno, l’’odore dell’acqua’; perfino i sensi tattili possono avervi una parte importante: le forme del vento (arietta di maggio), la tempesta sul mare, poi il tepore dell’aria (all’inizio della primavera o nel tardo autunno), la ‘mollezza’ o la sua ‘rigidezza’ e in genere tutto ciò che ci è noto come ‘tono atmosferico’, infine la sensazione tratta dal suolo, dalla durezza del terreno roccioso, da un sentimento soffice del bosco, dalla sabbia del deserto, dai ciottoli pietrosi: tutto entra talvolta nella caratteristica esperienza del paesaggio, anche se solo in modo marginale, come elemento concomitante e integrante della contemplazione della natura. Solamente il senso del gusto non vi partecipa, quasi mai o solo di sfuggita e sporadicamente nell’assaggio dell’acqua salsa in mezzo ai marosi” (Hellpach, a, 254). Vi è in questo testo scientifico una prefigurazione delle passeggiate orientate verso l’ascolto del paesaggio sonoro e delle passeggiate orientate verso la ricezione degli odori, quest’ultime influenzate oggi soprattutto dalle teorie di Tellenbach. Tutte esperienze recentemente sviluppate nel modo più completo dal network www.ambiances.net, fondato su iniziativa di Jean-François Augoyard e la sua équipe. Passeggiate che benché sviluppate soprattutto in ambito accademico offrono utili spunti per ampliare le prospettive della pratica della deriva psicogeografica. Con L’uomo della metropoli la musica cambia repentinamente. Egli ha le domande che gli pone la nuova scienza che ha in mente già dal 1911, la tectopsicologia, ha la possibilità di produrre i primi elementi di una psicologia ambientale, ma le argomentazioni che utilizza nel 1938 sono completamente accondiscendenti all’ideologia della dittatura hitleriana. Hellpach scrive della necessità di una “scienza della metropoli” riformatrice e si domanda se la specie umana che popola le metropoli non sia di un “tipo particolare” che cercando la propria propagazione e conservazione non contribuisca alla propagazione e conservazione delle metropoli. L’unico passaggio davvero notevole è il seguente: “Dobbiamo esaminare se i rapporti vitali della metropoli non tendano a fare di ogni individuo che viene a far parte di essa, un qualcosa di particolare, di diverso da quello che era, se quindi la metropoli non crei addirittura un nuovo tipo umano, ‘l’uomo metropolitano’…Può darsi che sia l’ambiente fisico che opera in tal senso: l’atmosfera, la luce, l’alimentazione, l’architettura, l’acqua, il suolo, fattori che trasformano l’organismo e di conseguenza anche i caratteri psichici, gli atteggiamenti, le prestazioni, l’indole e lo spirito, l’intelligenza e il carattere” (Hellpach, b, p.21).  Hellpach prende in considerazione le influenze dell’ambiente urbano, tuttavia non sottovaluta gli “orientamenti spirituali”, ovvero le influenze generate dalle “relazioni interindividuali” in ambiente urbano. L’aria salubre di Geopsiche diviene, tuttavia, qui tossica, ad esempio quando si comparano i crani degli uomini di città e quelli degli uomini di campagna, quando s’ipotizza che ogni città tenda a creare un suo tipo razziale o quando tra gli studi che dovrebbero contribuire alla tectopsicologia si prende in considerazione anche l’araldica. Se Geopsiche era nella lista dei libri proibiti, tutto ciò non giustifica un saggio come L’uomo della metropoli, la tectopsicologia una volta sviluppata è un arretramento impressionante rispetto alle premesse del 1911. L’uomo della metropoli è un saggio privo di indipendenza teorica, che si adegua alle teorie del regime, che tradisce ogni aspettativa e finisce per risultare mediocre e, alle volte, ridicolo. Le argomentazioni di Hellpach sono state spesso anticipatrici anche se curiose, tuttavia il loro sviluppo nel tempo risulta insoddisfacente. L’occasione di fondare una tectopsicologia, una scienza delle influenze dell’ambiente urbano sui comportamenti in anticipo su altre discipline, è stata disgraziatamente del tutto mancata. 

Hellpach W., Geopsiche, Edizioni Paoline, 1960

                   L’uomo della metropoli, di Comunità, Milano, 1960