storia frettolosa ma veridica della deriva psicogeografica
Ripropongo qui un mio articolo "Storia frettolosa ma veridica della deriva psicogeografica" pubblicato il 10 marzo 2010 sul magazine on line "art a part of cult(ure), remove background noise" di Isabella Moroni, Barbara Martusciello e Giampaola Marongiu. Dopo essere stato disponibile in lettura per circa due anni e aver raggiunto 1986 contatti è adesso consultabile in formato pdf nell'"Archivio approfondimenti" del loro formidabile sito. Desidero ringraziare Barbara Martusciello per avermi dato la possibilità di pubblicare quest'articolo mentre era ancora in cantiere il "manuale di psicogeografia". Il titolo fa allusione allo stile stesso della deriva psicogeografica: camminare frettolosamente.
L’estate del ’53 Parigi era nel caos, uno sciopero delle ferrovie e dei mezzi pubblici la paralizzava. L’esercito viene mobilitato per trasportare la gente coi camion, chi ha l’automobile solidarizza con chi rimane a piedi e fare l’autostop diviene in questo periodo un modo del tutto normale d spostarsi per la città. Guy, Jean‐Michel, Eliane e Linda fanno un gioco: comprano una bottiglia di vino nel bistrot più vicino e se la passano mentre chiedono un passaggio, se nessuno si ferma, e finisce il vino, si ricomincia daccapo, ma se qualcuno si ferma si fanno portare in un posto a caso finché non sono sfiniti e ubriachi fradici. Alle volte si fanno portare alla Gare de Lyon per sfottere la gente che aspetta e per sostenere gli scioperanti, quando le cose si mettono male, scappano e ricominciano il loro gioco.
Guy è in un periodaccio, ha mollato il suo vecchio mito Isidore Isou e ha fondato un gruppo che oltre a stare nei bar, fare questi passatempi nella città e produrre un foglio, non si capisce bene dove voglia arrivare: aveva tentato di asfissiarsi ed era stato mandato in un sanatorio dai genitori per una decina di giorni. In questi trastulli vedeva la realizzazione ultima della poesia moderna, ma Jean‐Michel non era d’accordo, trovava il tutto molto faticoso, soprattutto perché quando non partecipava a quei giochi camminava per ore da solo o coi suoi amici per fare accattonaggio. Guy ha ventun’anni e ha già realizzato un film, Urla in favore di Sade, schermi tutti neri o tutti bianchi con voci che auspicano l’invenzione di una nuova scienza: la scienza delle situazioni. Jean‐Michel non ha ancora diciotto anni, va in giro coi pantaloni sbrindellati e pieni di scritte: sono slogan lettristi.
Guy non sa, o forse lo sa benissimo ma non lo va a dire in giro, che lo psicologo tedesco Kurt Lewin, rifugiatosi negli anni ’30 negli Stati Uniti ha già inventato una scienza delle situazioni, nel ’36, con la sua formula “comportamento è funzione della situazione” ‐C=f(S) ‐ , divenuta celebre nella sua forma scomposta “comportamento è funzione di persona per ambiente” – C=f(PxA)‐ .
Il loro luogo di ritrovo è il caffè Chez Moineau in Saint‐Germain‐des‐Prés. Per entrare nel gruppo non basta conoscere Lautréamont o Rimbaud, Nietzsche o Hegel, occorre partecipare anche a un rito d’iniziazione, come ad esempio rubare dei libri di pregio e rivenderli. Con i soldi raccolti si garantiva a tutti loro di spassarsela per un giorno o due. Una volta entrati nel raggruppamento bastava la parola d’ordine del momento per essere riconosciuti, come Sotto il Vulcano (presa dal titolo del romanzo di Lowry). Al Chez Moineau passano artisti e scrittori di tutto il mondo, qui non hanno la loro base solo i lettristi, ci sono anche i Nuovi Realisti.
Guy stringe amicizia anche con Yves che più tardi quegli schermi tutti bianchi o tutti neri li trasferirà nella pittura come monocromi. Per un breve periodo anche il pittore Ralph entra nel gruppo, viene soprannominato Il Console perché beve tantissimo come il personaggio del romanzo di Lowry. Poi Ralph se ne torna a Londra, ma resterà sempre in contatto epistolare con questo gruppo e alcuni anni più tardi fonderà il Comitato Psicogeografico di Londra.
Quando si sono raccolti abbastanza soldi con l’accattonaggio, i furtarelli o grazie a qualche tempestiva paghetta (o coi soldi di Gaëtan che era l’unico che lavorava e finanziava il loro foglio), si cammina ancora per andare dal quartiere latino a quello cinese dove si poteva mangiare a buon mercato. Anche in questo caso Guy, Jean‐Michel, Gaëtan e alcuni altri lettristi che sono rimasti con loro fanno un gioco. Hanno letto L’età della ragione di Sartre e si sono innamorati di Ivich, un personaggio del romanzo, una ragazza ventenne russa, aristocratica, bionda, indolente e insolente. Ma a loro piace immaginarla asiatica, bruna e dai capelli lisci. Quando vanno al quartiere cinese osservano i visi delle giovani passanti per cercare il viso ideale di Ivich e chiamano questo gioco morfologia. Altre volte si andava lontano, a nord, fino ad Aubervilliers per bere nei bar dove s’incontravano i proletari repubblicani spagnoli che avevano fatto la guerra civile. Erano accolti bene, perché bevevano come si doveva.
Gilles qualche tempo prima si era legato a Henry che aveva un gruppo che faceva propaganda per un nuovo nomadismo quando all’epoca Felix Guattari ancora non conosceva Gilles Deleuze (e solo un anno dopo fonderà la sua clinica La Borde). Henry frequentava Serge e aveva partecipato al Convegno dei Falliti che questi aveva organizzato. Dal Convegno uscì l’idea di andare a dichiarare la morte di dio durante la messa pasquale a Notre‐Dame. Si vestirono da frati domenicani e la cosa fu fatta davvero, e vennero arrestati. André Breton li difese, ma ancora non sapeva che quell’ambiente gli si sarebbe rivoltato contro. Henry e Gilles vivono in una soffitta vicino la torre Eiffel, la odiano, le sue luci entrano nel loro bugigattolo e gli tolgono il sonno. Decidono di farla saltare. Henry compra una ridicola carica di plastico, ma l’intermediario lo denuncia alla polizia, viene arrestato, diviene una leggenda nel Quartiere Latino, ma quando esce decide di lasciare la Francia. Gilles allora si lega a Patrick, aveva anch’egli la sua base al Chez Moineau e tramite lui conosce Guy. In quell’estate di scioperi Gilles trasforma i giochi occasionali dei lettristi nella città in una pratica sistematica: la deriva.
Guy si era rotto dell’ambiente tardo esistenzialista del Chez Moineau e i lettristi decidono di vedersi nello square du Vert‐Galant, la punta occidentale dell’isola della Cité. Meditano di farne saltare i ponti, ma prima di creare ulteriori danni, l’esplorazione intensiva del V arrondissement convince Guy che l’ambiente dei locali algerini è quello più adatto per la loro nuova sede. Qui parlano con un loro amico, un cabilo illetterato di nome Abdelhafid, della deriva. La immaginano come una pratica di decondizionamento, un modo di camminare per la città frettoloso, che non dà il tempo di acclimatarsi a un luogo, che favorisce gli incontri. L’ambiente urbano esercitava con la stessa violenza dei giornali un condizionamento sulla vita dei ragazzi e delle ragazze, si trattava di scovare le leggi che regolavano questo fenomeno per liberarsene.
Passano alcuni mesi. Avevano praticato la deriva ininterrottamente, uscendo e entrando in continuazione dai bar, di giorno e di notte, alle volte non tornando a casa per dormire per diversi giorni, suscitando sospetti, curiosità, ostilità. La deriva si rivelò suo malgrado come una trasgressione delle territorialità consolidate e clandestine della mala o dei gruppi sociali etnici, nonché della rete di controllo della polizia e si erano trovati a dover fare i conti spesso con reazioni inconsulte e incompresibili. Fughe, pedinamenti, incontri pericolosi, equivoci e malintesi continui caratterizzavano la loro nuova pratica.
Questi ragazzi stavano sperimentando che nella grande città era finita la libertà dell’anonimato: il tacito accordo per cui nessuno degna l’altro di uno sguardo o di una parola è saltato, l’individuo ordinario non è più considerato con indifferenza. Una guerra civile strana e strisciante è iniziata ed essa si manifesta in principio come la trasgressione continuata e ripetuta del patto che regola le distanze tra gli uomini e sul quale sono fondate le città, in seguito come un generale stato di insensatezza dell’ambiente urbano. Si trattava di soccombere o di dominare questo fenomeno.
Gilles e Guy si erano convinti che quello che andavano scoprendo con la deriva, esperienze che mettevano in discussione gli stereotipi della sociologia urbana che ancor’oggi si continuano a ripetere nelle aule universitarie, dovesse approdare a dei risultati oggettivi. Abdelhafid propose di chiamare questa nuova scienza psicogeografia. Gilles aveva trovato uno sterminato campo d’indagine che d’ora in poi sarà l’attività principale dei lettristi fino alla fondazione dell’Internazionale Situazionista.
La psicogeografia avrebbe portato a una nuova mappatura della città dove vi sarebbero state segnalate tutte le sue unità d’ambiance. Per ambiance i lettristi intendevano un’atmosfera ben precisa che dominava certi luoghi e che favoriva i comportamenti che loro auspicavano si dovessero diffondere. Le ambiance avevano caratteristiche di permanenza (le passioni che richiamavano), a prescindere da chi le percepiva, e di condivisibilità: erano cioè oggettive. La prima unità d’ambiance trovata nel V arrondissement fu chiamata Continente Contrescarpe e le sue passioni dominanti erano il gioco, l’ateismo e l’oblio. Il loro motto in quel periodo era “l’oblio è la nostra passione dominante”, che era stato preso in prestito non da Shakespeare ma dal film di Carné Juliette o la chiave dei sogni.
Gilles si dimetterà dal gruppo nel ’54 e finirà presto rinchiuso in un manicomio. Vivrà da paziente il movimento di riforma della psichiatria che porterà, tra le altre cose, alla formulazione della psicologia ambientale, nata per studiare gli effetti dell’ambiente degli ospedali psichiatrici sul comportamento dei pazienti. Gilles queste cose già le sapeva. Finì in manicomio, ma non subito, non prima di aver fondato una corrente parallela con tutti gli espulsi da Guy: Henry, Gaëtan, Jean‐Michel, Jacques. Patrick che non si era dimesso né era stato espulso si schiererà con questa corrente. Facevano esattamente quello che faceva il gruppo di Guy: derive psicogeografiche. Ma mentre Guy, ritrovato il suo vecchio compagno Gil J, aveva aderito al marxismo e aveva fondato una psicogeografia materialista (che voleva eliminare equivoci e malintesi delle prime derive), Gilles e i suoi erano affascinati dall’ignoto, dal mistero, dall’occultismo e persino dalla teosofia. Eppure nonostante le pretese di oggettività di Guy, Asger, un suo nuovo amico, quando sentirà parlare della psicogeografia, spiegatagli alludendo a improbabili “realtà subcoscienti” della città, penserà al film Il Pianeta Proibito e gli risponderà: “la fantascienza dell’urbanistica!”.
Quando verrà fondato il nuovo movimento, l’Internazionale Situazionista (Patrick in suo breve soggiorno in un ospedale psichiatrico, prima che Gilles si fosse dimesso dal gruppo lettrista, aveva scritto il primo manifesto situazionista stampato nel giornalino della clinica), Michèle, la moglie di Guy, proporrà a Gilles, Patrick e Henry di ritornare tra di loro. Solo Patrick rientrerà. Ralph, il pittore, presenzierà alla fondazione del nuovo movimento come Comitato Psicogeografico di Londra, ma presto verrà espulso anche lui per non aver portato a termine in tempo un fotoromanzo che doveva essere letto a mo’ di Guida Psicogeografica di Venezia. Più tardi sua moglie, la figlia di Peggy Guggenheim, si suiciderà con un cocktail di barbiturici e alcool. La famiglia della moglie metterà allora delle microspie nel telefono del pittore psicogeografo e lo farà pedinare da un detective. Ralph si rifugerà nella clinica di Felix Guattari il quale lo accoglierà chiedendogli in cambio solo di tenere lezioni di pittura ai pazienti. Nel frattempo Guy si è accorto che le ambiance non esistono a prescindere da chi le percepisce e dichiarerà chiusa la questione: niente più psicogeografia, i suoi risultati sono troppo soggettivi, ai limiti dell’incomunicabilità. Si riconoscerà che il tutto non ha nulla di scientifico e un eventuale sviluppo della cosa come pratica estetica non interessava né a lui né ai suoi compagni situazionisti. Alcuni decenni più tardi artisti e architetti tenteranno di annettere la psicogeografia come loro ambito di azione, come pratica estetica, ignorando del tutto che essa si voleva piuttosto come uno studio empirico del gioco che regolava le passioni nell’ambiente urbano – quindi, come una scienza alla maniera di Fourier – e, soprattutto, non tenendo conto di quali erano stati davvero gli avvenimenti che ne erano all’origine.
n.d.R.: Guy è Guy Debord, Gilles è Gilles Ivain, Jean-Michel è Jean-Michel Mension, Serge è Serge Berna, Yves è Yves Klein, Michèle è Michèle Bernstein, ecc.