**PERCHÉ È IL MOMENTO DI UNO STREET ART STRIKE**
Il romanziere, artista, attivista marxista, critico d'arte e skinhead Stewart Home riprese l’idea di sciopero dell’arte da Gustav Metzger che lo propose negli anni 1977-1980 e che si rivelò un insuccesso, quello invece del 1990-1993 organizzato da Home diede un colpo indimenticabile al cuore dell’industria culturale inglese. Fu accusato dai suoi nemici di aver inventato una mossa carrieristica, tuttavia tutto era cominciato dalla sua teoria del “rifiuto della creatività”. In “Desire in Ruins” Home scrisse: “la creatività è lavoro reificato come bene morale […] è alienante proprio quanto il lavoro salariato. Noi ripetiamo lo slogan antimoralista ‘niente lavoro’ e riteniamo che questa formula contenga il rifiuto della creatività”. I lavoratori dell’industria culturale che aderirono allo sciopero dell’arte avevano come obiettivo di “mettere in discussione il ruolo stesso dell’artista e il suo rapporto con le dinamiche del potere interne alla società contemporanea” (“Demoliamo la ‘cultura seria’”). Abbiamo incontrato recentemente Stewart Home a Londra nella hall di un cinema, ma abbiamo parlato quasi esclusivamente di attivismo radicale e squatting negli anni ‘80, non di arte. Tuttavia il suo sciopero dell’arte potrebbe tornarci oggi utile, ma in forme nuove, perché riteniamo sia venuto il momento di uno sciopero anche della street art. La normalizzazione della street art è già pienamente avvenuta, gli street artist l’hanno perfettamente compreso e cominciano a ribellarsi cancellando dai muri le loro opere, ma così non fermeranno i poteri forti, occorre una mossa strategica in più. La valorizzazione economica della città per mezzo della street art va sabotata e subito, in modo da far capire al mercato immobiliare e al mercato dell’arte che non riusciranno a neutralizzare una delle culture urbane più interessanti e senza padroni delle città globali. Tornare insomma al vandalismo, ma all’inverso, attraverso l’inoperosità clandestina. Restituiamo loro la città sterile che si difendevano quando il graffitismo e le tag erano considerati solo schifo e degrado. Occorre essere consapevoli che l’unico motivo per cui ora i poteri forti non considerano più le diverse forme di intervento urbano schifo e degrado è perché hanno portato a un vastissimo business planetario e non perché le apprezzino davvero. Gli stessi che ieri invocavano la galera oggi invocano la città creativa.
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