Mai come in questo momento le pratiche dei gruppi che fanno ricerca urbana e interventi sui territori funzionano come un alibi contro la teoria. Si produce da anni una quantità impressionante di interventi sui territori e della relativa documentazione, tuttavia i discorsi di questi gruppi fanno appello a una cassetta degli attrezzi ormai spuntati. A differenza di altri periodi in cui la teoria sembrava un alibi per non intervenire sul reale, oggi fare qualcosa, cimentarsi con le pratiche, sembra un alibi per non porsi la domanda sul perché lo si sta facendo. Occorre urgentemente portare avanti una critica del concetto di pratica che corrisponda a un ritorno dell’azione, perché al contrario della pratica l'azione implica sempre un momento teorico. Il gruppo NUR ("melograno" in armeno) sorto dall’incontro del sociologo urbano Pasquale Passannante, dell'architetto Carmela Dacchille e della ricercatrice sociale Sara Bellarosa è un gruppo d'intervento urbano che si basa su una metodologia della ricerca come azione, con una grande consapevolezza teorica oltre che con forti motivazioni ad entrare in conflitto con i dispositivi di normalizzazione dello spazio condiviso. Di seguito il loro manifesto e una relazione sull'attività del collettivo in Armenia.

NUR

Manifesto di NUR, giugno 2013

NUR promuove la partecipazione e la riappropriazione degli spazi che negli anni si sono dimostrati inefficienti o abbandonati, dato lo scarso interesse che il nuovo cittadino nutre verso questi luoghi.

NUR è il frutto della crisi dei metodi ecologici per lo studio della città, si impegna a ricomporre l’analisi partendo dall’individuazione dei nuovi strati sociali che la compongono, non limitandosi alla ricerca di dati che convalidano teorie spendibili per la costruzione del consenso. Ogni ricerca prevede un’azione che tenda ad essere assunta dagli “attori” della ricerca stessa come obbiettivo condiviso per conseguire il cambiamento.

NUR prendendo in prestito la terminologia propria dei video-games e delle apps, si definisce come esperienza di realtà aumentata, un dispositivo che l’individuo può utilizzare per rendersi soggetto nella realtà e stabilire i confini e le caratteristiche di questa entro cui muoversi e decidere. Attraverso la ricerca-azione e le attività tenute nei workshop, NUR tende ad arricchire la percezione dell’individuo a proposito di spazi, fenomeni sociali e nuove fasi di sviluppo, includendo il soggetto che ne prende parte come elemento di conoscenza e critica.

Il nostro lavoro non si limita a presenziare ad un livello puramente tecnico fasi di transizione e di modifica degli ambienti urbani e sociali, ma si dispone ad assecondare la fase di crescita culturale di ogni singolo individuo coinvolto nel processo.

NUR è stato già riconosciuto come vettore di partecipazione negli spazi di conflitto, luoghi vissuti da individui che non si riconoscono più in coloro per i quali furono progettati quegli spazi.

NUR, dall’armeno melograno, è l’immagine che più rappresenta la città che noi conosciamo, una parcellizzazione infinitesimale dei luoghi che vede come particella originaria  i  desideri e i bisogni degli uomini e delle donne che ogni giorno li vivono, li attraversano o li usano.

NUR nasce dall’incontro dei sociologi Sara Bellarosa, Pasquale Passannante e dell’architetta Carmela Dacchille che a seguito di diverse collaborazioni negli ultimi 5 anni hanno deciso di costituirsi come gruppo di ricerca-azione sui temi di:

 

  • Partecipazione (progettazione architettonica, bilanci partecipati, ricerca partecipata, tecnologie per la partecipazione e nuovi media)
  • Occupazione informale dello spazio
  • Vuoti urbani
  • Usi ludici della città
  • Editoria indipendente
  • Trans-regione
  • Facilitazione
  • Cittadinanza

NUR in Armenia

L’attività di NUR in Armenia si è svolta all’interno di un progetto triennale di contrasto all’abbandono scolastico implementato dall’ong CISP-Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, col cofinanziamento del MAE-DGCS, nella regione di Lori, nel nord dell’Armenia. In questo quadro l’azione di “progettazione partecipata degli spazi didattici” implementata da NUR ha inteso realizzare non una semplice progettazione architettonica ma un ripensare attivo la scuola, le sue funzioni e relazioni, in maniera creativa e cosciente, attraverso, e partendo da, l’analisi degli spazi, delle sue forme e dei suoi utilizzi.

Nell’arco di due intensissimi mesi in due scuole della città di Vanadzor (terza città dell’Armenia fortemente segnata dalle conseguenze di una industrializzazione sovietica selvaggia, e da disoccupazione, emigrazione e povertà), NUR è partito dall’esplorazione e conoscenza degli spazi delle scuole, per evidenziarne caratteristiche positive e negative, potenzialità ed elementi da cambiare, fino a raggiungere gli elementi della progettazione in scala, e concludere con una proposta condivisa di progetto reale (al momento in fase di realizzazione). Il tutto attraverso il coinvolgimento attivo e propositivo dei ragazzi delle due scuole.

NUR considera la progettazione partecipata all’interno degli spazi didattici non come semplice modalità di azione scelta dall’istituzione per realizzare la propria politica di intervento architettonico, ma come metodo di apprendimento, attività didattica vera e propria, esperienza volta all’acquisizione delle competenze chiave della partecipazione e della cittadinanza.

Il metodo della progettazione partecipata tende a modificare il ruolo della scuola: non più struttura che trasmette conoscenza in maniera precostituita, ma luogo in cui si organizza e si gestisce la produzione stessa di conoscenza. Partendo dall’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia che afferma: «il fanciullo ha il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa», spostiamo l’attenzione dai bisogni ai diritti, cambiando il ruolo del bambino: da soggetto portatore di esigenze e bisogni particolari a protagonista che “deve” avere voce e potere nelle scelte che lo riguardano.


Per contattare NUR: nur.urbanlab@gmail.com