Nel romanzo di fantascienza "La comunità dei sogni" una misteriosa agenzia di marketing offre servizi di pubblicità telepatica nei sogni usando degli esemplari della specie umana con enormi poteri psy, mentre la pubblicità telepatica nella veglia è la norma e avviene attraverso dei dispositivi che vanno applicati obbligatoriamente ai corpi. Tuttavia questa agenzia deve mettere su l'operazione facendo credere di avere una macchina del tutto speciale, la macchina dei sogni, perché per rassicurare la popolazione i saperi accademici e i poteri politici da anni insistono sul fatto che nel sonno con i normali dispositivi non sia possibile alcun neuro-entanglement. L'immaginazione è sempre un passo avanti al capitalismo, perché il capitale non inventa nulla, recupera tutto. In questi giorni è nata un'agenzia di marketing "Telepathy advertising" che offre come servizio campagne pubblicitarie telepatiche grazie a dei collaboratori con poteri psy, essendoci quei buontemponi di Kook dietro, si tratta di una simpatica trovata per continuare ad accreditarsi nei salotti buoni di centri sociali e delle élite cosmopolite radicali di sinistra cresciute a cyberpunk e cultura digitale, eppure essendo Kook con un piede nel movimento e l'altro nel capitalismo non riesce proprio a scrollarsi di dosso la tentazione di saccheggiare l'immaginazione prodotta dalla cooperazione sociale e in questo caso recintare un bene comune (il romanzo è creative commons) con il copyright: un enclosure. Per l'occasione proponiamo dunque un passaggio su "capitalismo e telepatia" di Peter Sloterdijk sperando di farli ridere un po' visto che sono diventati così seri nel loro lavoro, buona lettura! 

L'immaginazione secondo kook

“Follia e tempo. Capitalismo e telepatia” da Peter Sloterdijk, “Il mondo dentro il capitale”, 2005

 

Sembra una banalità che la prassi della scoperta geografica fosse le­gata a un’irruzione molto rischiosa in un esteriorità molto poco fami­liare. Se si osserva più da vicino, si nota in che misura sono confluiti in questa impresa impulsi non banali. Senza la motivazione fornita da un sistema basato sulla follia, che giustificava come azioni razionali tali sal­ti nell’ignoto e nell’indistinto, i viaggi dei portoghesi e degli spagnoli non avrebbero mai potuto essere intrapresi. È proprio dell’essenza della follia ben sistematizzata che essa sia in grado di presentarsi agli altri co­me progetto plausibile; una follia che non sia contagiosa non conosce se stessa a sufficienza (Flyvberg, Bruzelius, Rothengatter 2003). Co­lombo in persona, nei suoi ultimi anni, non si accontentava più di ve­dersi come l’uomo di mare, il conquistatore di un nuovo mondo e il suo cartografo; era giunto alla certezza di essere un apostolo investito per decreto divino del compito di portare la salvezza oltre i mari. Incorag­giato dal suo incomparabile successo, fece del suo nome Christoforo -colui che porta Cristo - la sua religione e del suo cognome ispanizzato Colón, colono, il suo motto esistenziale - un fenomeno di stilizzazione psicologica che rimane fortemente indicativo del mondo imprenditoriale moderno e delle sue religioni autogene. Nel suo Libro delle profezie del 1502 egli si dipingeva come un messia dei mari, la cui venuta era stata predetta sin dai tempi antichi. Senza mania di successo nessun progetto, senza progetto nessuna chance di contagiare altri con la propria febbre. Colombo era in questo l’agente di una disposizione alla follia comune a tutta Europa, che è stata perfezionata come psicotecnica dagli statu­nitensi nel XX secolo (e reimportata in Europa a opera dell’industria del­le consulenze) e che è stata resa operativa in tutto il mondo con lo slogan “Cercare la propria salvezza mentre la si reca agli altri”. Questa sintesi ideale di altruismo e self-service porta a compimento la figura psicotecnica dell’”auto-entusiasmo” o “mania autogena” che ha reso possibile la Modernità - essa sarà mistificata a tempo debito dai filosofi tedeschi come “autodeterminazione” e sarà poi universalizza­ta sino a renderla irriconoscibile. Se l’auto-entusiasmo va però conia­to in monete di piccolo taglio, allora prende la forma dell’auto-consi­glio e dell’auto-persuasione - queste due pragmatiche forme di espres­sione del nuovo sforzo di essere un soggetto. Poiché, però, alla mag­gior parte degli agenti della Modernità l’auto-motivazione riesce solo in modo incompleto, essi divengono dipendenti dai consiglieri che gli stanno accanto nel tentativo di credere alla loro missione e alla sua buo­na fortuna. Con il traffico di capitale transoceanico ha inizio l’età dell’’oro per coloro che suggeriscono progetti mirabolanti e per gli astrologi - e ancora oggi, con il volgere del XX secolo non se ne vede la fi­ne. La Modernità, con il suo imperativo a commerciare in luoghi lon­tani, diviene il paradiso dei chiaroveggenti e dei consulenti. La preoc­cupazione per i capitali che si dovranno moltiplicare facendo il giro del mondo fa credere al soprasensibile. Sarebbe sorprendente se degli uo­mini, per i quali il denaro e il flusso di denaro costituiscono la realtà, non credessero anche in un afflusso e in un deflusso di natura più sot­tile. Il pensiero del flusso (telepatico, astrofisico, magnetico o mone­tario) rompe l’egemonia della scolastica della sostanza — anche se ci vor­ranno ancora quattro secoli prima che la quotidianità euro-americana compia in modo definitivo questo passaggio. Anton Fugger, che in qualità di finanziatore della colonizzazione su­damericana imperial-ispanica era divenuto il segreto signore del mon­do, rimase irretito negli ultimi anni della sua vita nelle trame di un’at­traente guaritrice, Anna Mergeler, che era nota per essere la concubi­na di un prelato. Nel 1564 la donna fu accusata di stregoneria dai giu­dici del consiglio di Augusta e fu assolta, poiché il nome del gran si­gnore agiva in suo favore come un talismano giuridico anche dopo la sua morte. Lo stesso Anton Fugger, che aveva ambizioni parapsicologiche, con l’aiuto di Anna aveva acquisito il talento, come egli stesso testimonia, di vedere in una sfera di cristallo i suoi delegati commer­ciali in azione in paesi lontani. Con suo grande disappunto la tele-sfe­ra gli mostrò un suo collaboratore vestito ancor meglio di lui (”II mio servitore va vestito molto meglio di me”), una scoperta che, in un‘epoca in cui le prescrizioni sul vestiario sottolineavano rango e ceto, invocava inevitabilmente delle sanzioni [Cfr. Roper 1994, pp.125-130. Lo stesso saggio illustra anche il problema della tecnica di trasmissione in queste prime forme di telecomunicazione: nella sfera di Anton Fugger sarebbero state rinchiuse, secondo quanto dichiarato da Anna Mergeler, le anime dei criminali che sarebbero stati condannati a errare nell’aria: come avrebbero potuto esistere informatori più rapidi ma anche più inaffidabili?]