La sezione “architettura del quotidiano” di luoghisingolari corrispondeva al nostro obiettivo di unire immaginario, teoria e cantiere. In questa sezione si sarebbero trovati gli aspetti più esecutivi del lavoro di luoghisingolari, dai progetti alla loro realizzazione. Tuttavia l’aspetto esecutivo si è trasferito di recente nel gruppo di lavoro Madori Architettura Naturale, questo comporterà un mutamento di questa sezione, che diventerà occasione di approfondimenti, riflessioni e appunti, in parte su ciò che realizzo con il mio nuovo gruppo di lavoro, cercando di tenere fermo il taglio critico di luoghisingolari che abbiamo fin dal 2004 portato avanti. E in parte utilizzandola come luogo di deposito di materiali dei miei più recenti interessi sul rapporto tra produzione di valore simbolico nello spazio e valorizzazione economica dei luoghi. Madori ha una forte caratterizzazione teorica, entrare in un gruppo con tale caratterizzazione non è semplice. Soprattutto provenendo io da un gruppo altrettanto caratterizzato che ha fatto dell’Advanced Enlightenment il cuore del suo discorso. Ma come in tutte le nuove esperienze si mette alla prova il proprio bagaglio teorico, se ne discute con le persone vicine, si procede per critiche e svolte, si cerca di trovare una strada che ci sia propria, si dà un contributo a dare una forma nuova al gruppo, una forma che sia accogliente per tutti. Cosa che non è stata difficile visto il background non dissimile di tutte. Era necessario interrogarsi in prima battuta sul termine Architettura Naturale, che è fortemente connotativo e si inserisce in un dibattito e in un panorama produttivo, qui con Daniele Vazquez ne diamo una lettura mediata da quello che è sempre stato il nostro atteggiamento teorico.

Laura Martini

madori architettura naturale

Sull’Architettura Naturale

“Ogni società è, in primo luogo, come organizzazione della sopravvivenza collettiva, una forma di appropriazione della natura. Attraverso l’attuale crisi dell’uso della natura, di nuovo si pone, e questa volta in modo universale, la questione sociale.”

Encyclopédie des Nuisances

L’architettura naturale non è un’architettura olistica, il tutto ci ricorda le totalità e un’ecologia che partisse da una teoria olistica ci farebbe pensare a una dittatura di tipo cibernetico più che alle dinamiche della natura. Solitamente si pensa che prendere in considerazione la totalità ci permetta di cogliere l’eccedenza che trascende le sue singole parti, ma non è così: è ogni singola parte che porta con sé un’eccedenza. Non solo, ma la teoria olistica dimentica il klinamen, il conflitto, la devianza, l’eccezione che permette alla natura di essere in continuo movimento. La natura è il gioco di questo continuo movimento in cui le singole parti si combinano e si scombinano, ininterrottamente per via del klinamen. La natura è senz’altro armonia, ma armonia non è sinonimo antropocentrico di pacificato, altrimenti la natura sarebbe solo bei cieli sereni e non anche terremoti, uragani e tempeste. La via per l’armonia passa per il conflitto, anche se c’è da imparare: perché la natura non insegna solo le astuzie dell’appostamento e quelle della fuga, ma anche a vincere le guerre senza dover combattere. Sì perché la natura è astuta anche come un insetto foglia. La natura non è qualcosa che si possa prendere nella sua interezza, occorre sempre scegliere quale aspetto di essa si preferisce, perché non manca di ferocia. Un’architettura naturale sarà modulare e ricombinante, sarà in grado di progettare singole parti che portano con sé già la parte di eccedenza che si potrà rivelare a lavoro compiuto e, allo stesso tempo, il klinamen necessario a farne un’architettura per il movimento. Non c’è modo migliore di raggiungere l’armonia, perché non c’è discontinuità tra la specie umana e la natura, siamo parte integrante di essa nonostante tutto ci porti a pesare il contrario, la questione sociale non è che un aspetto della natura e non una dimensione opposta ad essa. Finché natura e questione sociale sono pensati come opposti la specie umana non potrà che sentirsi altro dalla natura, sentirla lontana e non raggiungere mai un reale stato di benessere. Per questo disegnare l’architettura naturale vuol dire pensare a ciò che vi è tra la specie umana e la natura, perché quel tra è un tranello che va nel disegno progettuale pian piano soppresso fino alla riconciliazione dei due aspetti. Un’architettura naturale è spontanea, l’abitare integra l’architettura che è questione sociale con il benessere, le emozioni, le atmosfere, i micropaesaggi, le percezioni dello spazio che sono una dimensione della specie e non li tiene separati. Ma superare questa separazione non significa recuperare un tutto originario, piuttosto lavorare su dettagli, pezzi, brani, moduli che proiettino in avanti, in modalità inedite, tale superamento, senza rinunciare alla bellezza che la specie umana ha saputo inventare e che ha pensato separata dalla natura solo perché non ne imitava più le forme. In questo superamento è vero che c’è una riconciliazione, ma il conflitto e il klinamen ricordano alla specie sempre il suo non essere al centro della natura, il fatto che occorra scegliere sempre quale aspetto di essa si vuole portare con sé, perché essa può portare il benessere ma anche l’inquietudine. Il conflitto e il klinamen ci ricordano che siamo solo una parte di essa come le altre, la cui eccedenza tra le altre cose si chiama anche architettura, sempre destinata a ricombinarsi con le altre parti in forme imprevedibili. Nella modernità tale ricombinazione è stata confusa con il dominio sulla natura, ma la specie umana non ha mai dominato davvero la natura perché non ha mai dominato nemmeno se stessa, progetto inverosimile se consideriamo che nessuna eccedenza è dominabile, è ora che si abbandoni qualsiasi proposito di dominio, è ora che la specie umana si prenda cura di se stessa perché facendolo si prenderà cura anche di tutto ciò con cui entrerà in contatto. L’architettura naturale è l’architettura della cura di sé e del proprio ambiente, in cui ciascuno può scegliere con quale aspetto della natura convivere per ritrovare armonia e benessere.

luoghisingolari