sul paesaggio rurale dei frattici
Nella Media Valle del Liri è presente un patrimonio culturale e architettonico che si va perdendo. Questo è costituito da costruzioni rurali caratterizzate dall’utilizzo della tecnica a graticcio in una variante locale detta “fratticcio”. Sono strutture ad uno o due piani fuori terra dai molteplici utilizzi, da abitazione a stalla, da fienile a ricovero e rappresentano un modello caratteristico di tipologia edilizia e di forme di organizzazione della vita sociale. Non essendo tutelate da alcuna legge queste costruzioni vanno scomparendo dal paesaggio rurale insieme ad un patrimonio di saperi e di tradizioni popolari. La comprensione di queste strutture oltre a renderne testimonianza, prima che non ne resti più traccia, è utile all’indagine di una forma esemplare di organizzazione sociale e dello spazio domestico in ambito rurale. In questa prima fase di studio verrà descritto un tipo di abitazione realizzata in questa tecnica ed evidenziate le possibilità di ricerca in questo ambito.
Introduzione
Questo contributo ha per oggetto una ricerca appena avviata nata dal desiderio e dalla “necessità” storica di documentare una tecnica costruttiva e una tipologia abitativa, specifiche del paesaggio rurale della media Valle del Liri che vanno via via scomparendo. La media Valle del Liri si trova nell’estremità più orientale della provincia di Frosinone, al confine con l’Abruzzo e prende il nome dal fiume che l’attraversa. Dal punto di vista orografico l’area è caratterizzata dalla presenza dell’Anti-Appennino laziale e dall’appennino laziale-abruzzese. I massicci montuosi si estendono in modo allungato con direzione NO-SE e sono separati da fosse longitudinali di origine tettonica. Il fiume Liri, che nasce in Abruzzo presso il versante nord orientale dei Monti Simbruini (960 m. s.l.m.), attraversa la Valle di Roveto (Alta Valle del Liri), che separa i Monti della Marsica dai Monti Simbruini-Ernici, scorre verso sud-ovest attraversando il territorio dei comuni di Sora, Isola del Liri e Fontanaliri (Media Valle del Liri), prosegue poi verso Cassino (Bassa valle del Liri) dove incontra il Gari e cambia nome in Garigliano (GUIDE GEOLOGICHE 1993: 131-176). L’interesse per le costruzioni agropastorali nella Media valle del Liri è stato già al centro della ricerca di Marcello Rizzello pubblicata nel 1987 con il titolo: “Persistenza di antiche tecniche nelle costruzioni agro-pastorali della Media Valle del Liri”. Rizzello si è occupato principalmente delle costruzioni a secco, facendo solo cenno delle costruzioni murarie, dei tratturi e delle capanne in legno o paglia, analizzando e documentando oltre trecento costruzioni. Al centro della nostra ricerca sono quelle costruzioni che Rizzello definisce “capanne lignee” e di cui ha individuato la presenza a Sora in località Selva, via Marsicana, Val Francesca e via Napoli, ad Isola del Liri in località Forli e a Broccostella (RIZZELLO 1987: 42). Egli è stato anche il primo a sottolineare la necessità di documentare “questo filone costruttivo destinato ormai a sparire entro breve tempo per la fragilità delle capanne” (RIZZELLO 1987: 42). Tuttavia l’utilizzo del termine “capanna” per identificare queste strutture oltre ad indicare di per sé quanto esse vengano poco considerate anche nell’ambito degli studi locali è in realtà improprio. Vorremmo quindi iniziare precisando che si tratta di vere e proprie case, complete di ogni utilità per l’abitante. Esse si differenziano dalle abitazioni rurali locali in pietra per l’utilizzo della tecnica a “graticcio” e vengono denominate dalla popolazione locale “fratticci”. Inoltre non è solo l’estrema deperibilità del materiale da costruzione utilizzato a minacciare queste strutture, ma soprattutto il fatto che queste abitazioni siano ormai del tutto desuete per gli standard abitativi contemporanei (tanto da non essere considerate più “case” bensì “capanne”). In assenza di qualsiasi tipo di tutela quindi questo tipo di struttura edilizia, che si è tramandata nei secoli ed è sopravvissuta al processo di industrializzazione, peraltro piuttosto precoce in quest’area, è destinato a scomparire. Prima che ciò avvenga vorremo documentare non solo la tecnica costruttiva utilizzata ma anche l’organizzazione sociale che l’ha prodotta e l’organizzazione dello spazio domestico legata a queste abitazioni. In questa prima fase della nostra ricerca ci siamo limitati a individuare alcuni tipi di “fratticci” presenti nel territorio del comune di Sora e a descrivere in modo particolareggiato uno degli esempi meglio conservati.
Descrizione
L’abitazione rilevata si trova a ca. 356 metri s.l.m. in località Valcomperta. La struttura è a pianta rettangolare (14 x 3,5 m.) con orientamento N-O/S-E. E’ un terratetto distinto in quattro ambienti, di cui tre ad uso abitativo che costituiscono il corpo principale. Il quarto si affianca ad essi sul lato corto a S-E ed era utilizzato in origine come stalla. Gli ambienti non sono comunicanti tra loro, ma dispongono ciascuno di una porta verso l’esterno sul lato lungo a Ovest. La struttura è costituita da un’orditura principale in pali, cinque su ognuno dei lati lunghi e cinque lungo l’asse mediano. I pali sono infissi nel terreno. Su di essi poggia una copertura lignea. Le pareti sono costituite da un reticolo di pali di diametro inferiore a quelli di sostegno disposti a intervalli regolari e un sistema di paletti spaccati a metà disposti orizzontalmente ed inchiodati a quelli verticali in appositi alloggiamenti. I riquadri così formatisi sono riempiti con rami di olmo ed un impasto di argilla mista ad acqua, piccole pietre o frammenti di ceramica e bucce di semi di grano. La copertura è, come è stato detto, lignea; le travi sorreggono uno strato di canne su cui poggia un tavolato, sul quale poi sono disposte delle tegole. Un’unica parete è in muratura e corrisponde alla parete N-E del vano centrale della parte abitativa. Addossato a questa parete è situato il focolare ed in essa è disposto il forno: questo spiega l’utilizzo della pietra al posto del fratticcio. La parete è costituita da pietre arenarie sgrossate e legate da un impasto simile a quello usato per le pareti. Il focolare è costituito da una base quadrangolare di 1,20 x 1 metri circa che consta di una cornice in pietra e una pavimentazione interna in cotto. La base si addossa alla parete su cui sono presenti tracce di fuliggine. La forma di queste tracce lascia presupporre la presenza di una cappa, andata distrutta. A destra del focolare è presente la bocca quadrangolare di un forno di cui è conservata la cappa e all’esterno è visibile il foro di uscita della canna fumaria. La camera di cottura, di forma semicircolare è anch’essa in muratura, ma esterna al muro. Attualmente di essa è visibile solo il crollo. Come si è già detto gli ambienti non sono comunicanti tra loro ma dispongono ognuno di una porta aperta sul lato SO. Le porte sono disposte accanto ai pilastri principali, così come le finestre. Soltanto la parte abitativa presenta delle finestre, una sul lato S-O per ciascun ambiente. Solo la stanza più a nord, che è poi quella di dimensioni maggiori presenta una finestra anche sul lato S-E, disposta di fronte alla porta d’ingresso. Gli infissi di porte e finestre sono in legno. Le finestre presentano anche un piccolo davanzale nello stesso materiale. Le porte si chiudevano grazie ad un chiavistello in ferro. La pavimentazione era in cemento pressato e lisciato con un rullo che lasciava delle tracce in forma di piccoli quadratini. Solo in prossimità delle porte, all’esterno, è stata riscontrata una pavimentazione in pietre disposte a mo’ di soglia. Le pareti sia interne che esterne erano dipinte in rosa o in bianco e anche l’incannucciato del soffitto era intonacato e dipinto di rosa. Le porte e le finestre erano invece di colore azzurro. Rosa e azzurro sono i colori tipici delle abitazioni rurali di quest’area. Con l’avvento della corrente elettrica la casa è stata provvista di un sistema di illuminazione ancora visibile. L’ambiente all’estremità S-E, che si appoggia al corpo principale dell’abitazione, presenta la stessa struttura portante di questa. Le pareti invece sono state realizzate con un’altra tecnica, quella dell’incannucciato. Si tratta di canne disposte verticalmente in modo fitto e trattenute da travetti in legno orizzontali. Anche la copertura è in incannucciato. Sia questa che le pareti sono state di recente rinnovate, utilizzando tuttavia la tecnica antica. Il pavimento è in terra battuta. Per quanto riguarda l’uso degli ambienti, oggi tutti adibiti a rimessa, siamo riusciti a ricostruirne l’uso intervistando gli abitanti delle abitazioni limitrofe. L’ambiente centrale del corpo principale è indubbiamente la cucina. Sullo stipite della porta di questo è dipinto il numero civico ad indicarlo come l’accesso principale alla casa. Sulla porta è presente anche una canna da cui solitamente pendeva una tenda che doveva impedire l’accesso delle mosche in cucina. I due ambienti affiancati a questo erano a detta dei vicini le camere da letto, quella più grande dei genitori e dei figli minori, quella più piccola per i figli maggiori, che avrebbero presto lasciato la casa prendendo marito o moglie, cedendo quindi man mano i letti ai fratelli. Il fatto che dalla cucina non si potesse accedere direttamente alle camere da letto, viene spiegato dai vicini con la necessità di evitare che il fumo entrasse nelle camere. Sembra infatti che queste cucine fossero soprattutto d’inverno, quando non si potevano arieggiare per bene, così piene di fumo tanto da non poter vedere il soffitto. In altre abitazioni con focolari simili a quello presente in questa si è effettivamente verificata l’assenza di una cappa e la presenza di fuliggine diffusa su tutta la parete a cui si addossava il focolare. Anche in queste altre abitazioni la cucina è rigorosamente separata dalle camere da letto. Il quarto ambiente era la stalla, per questo presenta una pavimentazione in terra battuta e delle pareti poco isolate. La casa è rimasta abitata fino agli anni settanta ed apparteneva ad una famiglia molto numerosa. Oltre a case di questo tipo sono visibili nel territorio del comune di Sora abitazioni in muratura con il fratticcio utilizzato solo per la costruzione di un annesso alla struttura principale, in cui si trovava generalmente la cucina. Si sono inoltre riscontrate diverse “interpretazioni” della tecnica a fratticcio. In mancanza di rami di olmo vengono utilizzate anche canne intrecciate e al posto dell’argilla un impasto giallastro evidentemente contenente della calce.
Conclusioni
L’elemento che accomuna queste strutture è la possibilità di costruire abitazioni in poco tempo con materiali facili da reperire e poco costosi. Questo tipo di costruzione ha costituito la risposta di una parte della popolazione, non necessariamente del tutto indigente, ad un’esigenza abitativa locale e storicamente necessaria. La semplicità della tecnica utilizzata infatti permette di ampliare facilmente la struttura originaria o di creare annessi a strutture più complesse. L’utilizzo di questa tecnica per gli annessi di case in muratura dimostra che la sua diffusione non sia sempre legata all’esigenza di risparmio economico, ma piuttosto ad una scelta. Si aprono quindi diverse possibilità di ricerca, che vanno oltre il censimento e la documentazione di strutture di questo tipo ancora esistenti. Solo attraverso l’analisi di molti esempi ed attraverso un approfondito lavoro comparativo si potranno individuare le diverse tipologie e verificare il loro rapporto con il territorio, osservando ad esempio se esistono delle differenze tra le costruzioni in pianura e quelle situate sulle alture e ricercarne eventualmente le motivazioni. Si possono individuare i fattori che determinano l’uso di materiali differenti e la reale funzione di questi. Riteniamo tuttavia rilevante anche la comprensione del tipo di popolazione che ha abitato queste case e l’uso che ne ha fatto. E’ ancora possibile e forse non lo sarà ancora per molto, intervistare persone che nell’infanzia e alcuni anche dopo, hanno vissuto in queste case per conoscere le attività svolte dai proprietari e come venissero utilizzati e vissuti gli spazi domestici, tenendo conto non solo delle attività pratiche che vi si svolgevano, ma anche delle tradizioni e della religiosità che vi albergava. Trovandosi inoltre queste abitazioni in un territorio caratterizzato da un abitato sparso, in cui compaiono talvolta anche dei piccoli raggruppamenti di case è interessante capire in che rapporto fossero tra loro le singole abitazioni limitrofe e in particolare le famiglie abitanti, come erano organizzati, come veniva gestito lo spazio comune (ad esempio l’aia) e le poche infrastrutture presenti. In questo modo si potrà forse comprendere l’organizzazione sociale che ha prodotto queste abitazioni, spiegare la loro presenza nella Media Valle del Liri e la continuità d’uso, che in alcuni casi arriva fino ad oggi. Concludiamo infine facendo presente, che il “Laboratorio di educazione ambientale (LEA) di Acuto ed Isola del Liri” (Italia Nostra Onlus - Sezione della Ciociaria) ha dimostrato di recente un particolare interesse alla tutela e alla conservazione di queste strutture nonché ad una ricerca in quest’ambito.
Bibliografia
Guide geologiche Regionali, 5 Lazio 1993 Roma: Società Geologica Italiana.
RIZZELLO, M. (1987) Persistenze di antiche tecniche nelle costruzioni agro-pastorali della Media valle del Liri. Frosinone.
Tratto da Atti del 4° Convegno Nazionale di Etnoarcheologia, Roma,17-19 maggio 2006
Published by Archaeopress, Publishers of British Archaeological Reports, Gordon House, 276 Banbury Road, Oxford OX2 7ED, England
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